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Falsi certificati Covid per prendere l’aereo, l’agenzia è di Nunzia Stolder, figlia del boss di Forcella

L’agenzia di viaggi ispezionata dai carabinieri di Napoli, nell’ambito di una indagine su falsi certificati Covid usati per acquistare biglietti aerei, è di proprietà di Nunzia Stolder e del marito; la donna, che non risulta legata ad ambienti criminali, è la figlia dello storico boss della camorra Raffaele Stolder; nel 2011 fu candidata come consigliere municipale.
A cura di Nico Falco
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È di Nunzia Stolder e del marito l'agenzia di viaggi di piazza Principe Umberto controllata dai carabinieri di Napoli nell'ambito dell'indagine sui certificati Covid verosimilmente falsi utilizzati per acquistare biglietti aerei verso l'estero. Una faccenda su cui sono in corso ulteriori accertamenti, col coinvolgimento dei Nas: almeno uno dei certificati è infatti risultato contraffatto ed è probabile che lo siano anche gli altri.

Il controllo dei carabinieri era scattato lo scorso 3 dicembre, sono stati trovati circa 300 documenti di stranieri e 500 certificati che riportavano l'esito negativo al tampone Covid. La donna al momento non risulta indagata, così come il marito: sono infatti in corso indagini per risalire alla provenienza di quei certificati, anche perché dalle prime risultanze sembra che non siano effettivamente stati rilasciati dal centro diagnostico Salus, come indicato nell'intestazione, ma si tratterebbe di falsi.

Nunzia Stolder è la figlia del boss Raffaele Stolder, arrestato nel 2009 e all'epoca a capo dell'omonimo clan che era attivo nel rione Forcella e vicino al clan Giuliano, verso cui c'erano anche rapporti di parentela (la sorella, Amalia, deceduta nel 2011, era sposata con uno dei fratelli Giuliano, Carmine detto ‘o Lione, deceduto nel 2004). Mai coinvolta in indagini sulla camorra, Nunzia, oggi 40 anni, nel febbraio 2011 era stata candidata alla Quarta Municipalità di Napoli; precedentemente era stata già eletta come consigliere municipale con Forza Italia.

È lei la donna che si vede nella "incursione" di Luigi Pelazza, avvenuta pochi minuti prima dell'intervento dei carabinieri: l'inviato delle Iene era andato nell'agenzia di viaggi del centro di Napoli proprio per chiedere l'origine di quei certificati, almeno uno dei quali era stato fornito senza che venisse realmente effettuato il tampone.

Nel settembre dello stesso anno era finito sotto indagine il marito, Antonio Esposito, coinvolto in una inchiesta contro il clan Stolder con l'accusa di tentata rapina; per lui era stato chiesto l'arresto, ma il gip lo aveva negato in quanto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, non si occupava personalmente dei reati predatori ma delle proprietà usate dal clan per investire i capitali illeciti.

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