Cento sigarette al giorno, ululava e non si lavava più: così è morto Cosimo Di Lauro
La situazione psicologica e fisica di Cosimo Di Lauro, il boss di Secondigliano, Napoli, morto in carcere a Milano a 49 anni era drammatica, stando a quanto inizia a trapelare degli ultimi giorni di vita dell'uomo, detenuto in regime di 41bis dal 2005. L'uomo che si è spento – non sappiamo ancora altro – nella notte di lunedì 13 giugno, era lontano anni-luce dal boss in giaccone di pelle e capelli lunghi immortalato la notte del suo arresto.
Cosimo Di Lauro farneticava di giorno, ululava di notte, era diventato un fumatore di sigarette patologico: fino a 5 pacchetti al giorno, 100 sigarette, denti neri come il carbone e rifiuto dell'igiene personale. Una situazione devastante per un detenuto al carcere duro i cui legali avevano chiesto già da anni una perizia psichiatrica. Il figlio di Ciruzzo ‘o milionario, al secolo Paolo Di Lauro – secondo le pochissime notizie trapelate dal carcere milanese – sarebbe stato trovato esanime, supino sul letto della sua cella, dove trascorreva gran parte della giornata, senza alcun segno di violenza riconducibile al suicidio riscontrato, anche se ieri dopo la notizia della sua morte, è serpeggiata anche l'ipotesi che si fosse tolto la vita.
L'ultimo incontro con Cosimo Di Lauro
L'avvocato Saverio Senese già dal 2008 sosteneva che Cosimo fosse incapace di partecipare attivamente ai processi; gli inquirenti erano convinti che si trattasse di simulazione. L'ultima visita dei legali risale al giugno del 2019: gli avvocati si recarono nel carcere di Opera per incontrarlo dopo avere ricevuto una lettera nella quale pero' non aveva scritto neppure una parola. Quando gli avvocati gli chiesero il perché del gesto lui rispose farneticando con una frase del tipo: «Riunione importante con imprenditori in veste di capo di un mondo parallelo».
Oggi è stata resa nota la data del'autopsia disposta per giovedì prossimo nell'ambito del fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti aperto come atto "prudenziale" dal pm di Milano Roberto Fontana. Lo stesso pm che ha disposto anche una più ampia consulenza medico legale e tossicologica per chiarire con esattezza le cause della morte, nonché le condizioni di salute nell'ultimo periodo del 49enne che diede vita alla prima faida di Scampia, nell'ottobre del 2004. Secondo un primo esame esterno, la morte del boss, che ormai viveva in un grave stato di decadimento psicofisico, sarebbe sopraggiunta nella notte, anche se la constatazione del decesso è delle 7.10 di ieri.