Casa di San Giuseppe Moscati a Napoli, “Sfrattati da 13 mesi per una perdita, tra noi disabili e bimbi”
"Sgomberati dal Comune da 13 mesi da casa per una perdita, non ci hanno fatto più rientrare. Non possiamo prendere nemmeno i vestiti e gli effetti personali. Senza un tetto famiglie con disabili, bambini e anziani". A denunciare l'accaduto sono gli abitanti del palazzo di via Cisterna dell'Olio 10, dove si trova la casa di San Giuseppe Moscati, al centro storico di Napoli. Sgomberati dall'amministrazione comunale per pericolo crollo – dopo il cedimento di un solaio nella camera del Santo 6 anni fa, non hanno fatto più rientro nelle loro abitazioni. Legittimi assegnatari di case del patrimonio disponibile, sono stati evacuati e adesso non hanno un tetto sotto cui dormire, costretti ad appoggiarsi a parenti o amici lontani. Una situazione che speravano dovesse durare pochi giorni, si è protratta ormai per 13 mesi.
Da qui, la lettera che alcune famiglie del condominio hanno inviato al Comune di Napoli:
"Nel gennaio 2023 siamo stati sgomberati coattivamente da Parte del Comune di Napoli asserendo che lo stabile Giuseppe Moscati fosse inagibile con pericolo di crollo. Due nostre perizie asseverate e due perizie a ditte affidatarie del Comune – scrivono – hanno evidenziato ed escluso il pericolo di crollo. Siamo fuori casa da 13 mesi e l'Amministrazione non ci dà neppure la possibilità di prelevare alcunché: documenti, cartelle cliniche, vestiti, ricordi di 40 anni vissuti in quelle case".
Le famiglie sostengono di aver speso di tasca propria ingenti risorse negli scorsi anni per lavori di manutenzione nei propri appartamenti, "sostituendosi e compensando la assenza dei servizi tecnici del Comune di Napoli nel corso dei decenni". E adesso chiedono l'intervento del Comune per poter rientrare nelle proprie abitazioni e soluzioni per "l'emergenza abitativa e sociale".
"Sgomberati per una perdita"
Sei anni fa il crollo di un solaio nella casa di San Giuseppe Moscati, il famoso medico e fisiologo napoletano, santificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1987 e conosciuto come il "medico dei poveri". La vicenda del cedimento viene ricostruita dalle famiglie:
"Nel gennaio 2018 a causa di una infiltrazione di acqua piovana decennale più volte da noi segnalata agli uffici tecnici del patrimonio fecero crollare mezzo solaio, proprio della stanza dove dormiva il Santo. Da allora ad oggi nessun intervento è stato fatto, mentre noi restiamo lontano dalle nostre abitazioni. Gli abusivi a migliaia restano nelle case, mentre noi avendo fatti lavori a nostre spese, in possesso di titoli riconosciuti dal Tar prima e dalla corte di appello del tribunale di Napoli nel giugno 2022, poi, ed in assenza di pericolo di pubblica incolumità, continuiamo a stare lontano dalle nostre cose e dai nostri affetti".
Ad oggi, a distanza di 13 mesi, "una famiglia con due figlie piccole è costretta a vivere a centinaia di chilometri lontano da Napoli. Un'altra famiglia con una persona disabile vive in uno sgabuzzino sotterraneo. Un'altra famiglia con un figlio categoria protetta sono costretto a vivere a Camerota provincia di Salerno".
"Ci dissero: ‘Starete fuori un mese', è passato un anno"
La lettera accorata poi prosegue: "Al momento dello sgombero ci dissero che si trattava di un mese, il tempo necessario per aggiustare il mezzo solaio crollato 5 anni prima". Ma la situazione si è protratta ormai da oltre un anno. E si conclude: "A fronte di circa 20 solleciti via pec da parte delle famiglie, di solleciti da parte del Vice-Sindaco Lieto e di due incontri avvenuti con Assessore Baretta con impegni precisi in merito al rientro, ad oggi non si ha riscontro di nessuna iniziativa tesa a consentire il rientro delle famiglie nelle proprie unita abitative e si riscontra una differenza di trattamento avverso tale famiglie, procrastinando una sofferenza alle famiglie stesse".