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Cartella clinica falsificata dopo morte di mamma e 2 neonati, a processo patron e 3 medici del Pineta Grande

Il proprietario della clinica Pineta Grande e 3 medici sono stati rinviati a giudizio nell’inchiesta sulla morte di Francesca Oliva, morta nel 2014.
A cura di Nico Falco
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Francesca Oliva
Francesca Oliva

Il fondatore della clinica Pineta Grande di Castel Volturno, Vincenzo Schiavone, e tre medici sono stati rinviati a giudizio dal gup di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Rosaria Dello Stritto con l'accusa di avere falsificato una cartella clinica dopo la morte di una paziente e di due dei tre gemelli che aveva appena partorito: la documentazione sarebbe stata alterata per far risultare che fosse stato somministrato un antibiotico ad ampio spettro e sarebbe stata eliminata la parte col riferimento alle condizioni di malessere generale della donna.

La vicenda risale al maggio 2014, quando Francesca Oliva, 29enne di Gricignano d'Aversa, morì per una grave setticemia insieme a due dei tre gemelli appena partoriti, un maschietto e una femminuccia. La ragazza, incinta al sesto mese di gravidanza, era stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Giugliano, dove era stata sottoposta ad un intervento di cerchiaggio al collo dell'utero, praticato dal suo ginecologo di fiducia; dopo qualche giorno, col peggioramento delle sue condizioni di salute, era stata trasferita alla clinica Pineta Grande.

Il parto era avvenuto pochi giorni dopo; uno dei tre gemelli, il maschietto, era già morto, ma nessuno se ne era accorto. La presenza del feto in decomposizione provocò la setticemia che si rivelò fatale per la 29enne. Una delle due bambine, appena 480 grammi alla nascita, morì poche ore dopo la nascita. La terza bambina, che pesava 600 grammi, venne trasferita nella Terapia Intensiva Neonatale del Pineta Grande e riuscì a sopravvivere.

Per la morte di Francesca Oliva erano finiti a processo 14 medici per omicidio colposo plurimo (3 del Pineta Grande e 9 dell'ospedale di Giugliano), poi assolti nell'ottobre 2021 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Roberta Carotenuto) "per non avere commesso il fatto"; sono però stati ritenuti sussistenti gli errori commessi nei confronti della donna dal suo ginecologo, Sabatino Russo, che però al momento della sentenza era già morto da 4 anni, nel 2017.

Dalle indagini sarebbero però emerse le manomissioni alla cartella clinica. Il magistrato Gerardina Cozzolino ha quindi chiesto, ed ottenuto, il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico Schiavone e per i tre collaboratori (Gabriele Vallefuoco, Giuseppe Delle Donne e Stefano Palmieri). Per altri due coinvolti, Giorgio Conte e Gianluca Russo, il gup ha invece disposto lo stralcio della posizione, con rinvio degli atti alla Procura per una nuova notifica dell'avviso di conclusione delle indagini, non ricevuto dagli indagati, propedeutico a una nuova richiesta di rinvio a giudizio e a una nuova udienza preliminare.

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