Caro affitti, Napoli è diventata inaccessibile: “La turistificazione ci sta cacciando dalla città”
Per un monolocale di 35 metri quadrati ci vogliono 800 euro al mese. Non siamo a Milano, ma nel centro di Napoli, dove questo è il mercato per chi vuole prendere casa in affitto. Se invece si vuole provare ad acquistare si parte da 2.500 euro a metro quadro, contro i 4.000 di Milano, con la differenza che il reddito medio di un napoletano è di 27 mila euro annui a fronte dei 37 mila di un milanese.
Dati che rendono oggi Napoli la città meno accessibile d'Italia per il mercato immobiliare. Una situazione generata dal processo di turistificazione della città che vede sul mercato sempre meno case disponibili per i residenti e sempre più case destinate ai turisti, ben 8.000 solo nel perimetro del centro antico. Abbiamo provato ad analizzare un fenomeno che sta avendo ripercussioni pesantissime sui cittadini residenti, sempre più costretti a migrare in periferia o in provincia.
Città inaccessibile: "Poveri ma coi prezzi più alti"
Uno studio di settore di Area Proxima e la voce.info, dimostra come l'indice di accessibilità del mercato immobiliare a Napoli sia il peggiore d'Italia. Lo studio compara i prezzi delle case con il reddito medio annuo, e analizza i quartieri delle grandi città italiane.
Con un indice medio dello 0,3, a Napoli il 60% dei quartieri risulta poco accessibile mentre il 30% risulta non accessibile. Dietro il capoluogo partenopeo ci sono Milano, Roma e Bologna. A fare la differenza proprio la differenza di reddito, Napoli tra le grandi città è la più povera d'Italia ma con i prezzi di acquisto delle case e, di conseguenza, anche degli affitti, più alti in base al reddito percepito.
Spiega a Fanpage.it Alfonso De Vito della "Campagna per il diritto all'abitare"
Un mercato immobiliare messo in questa condizione influenza anche l'andamento degli affitti. Questa situazione è dovuta a due fattori: da un lato il costo a metro quadro, dall'altro gli stipendi dei napoletani che sono i più bassi tra le grandi città. Oggi anche quella parte di patrimonio fatiscente è stata messa al centro degli investimenti privati generati dal boom turistico della città.
Secondo i dati di settore solo nel perimetro del centro antico di Napoli ci sono 8.000 appartamenti messi esclusivamente a locazione turistica.
Meno case per i residenti e di conseguenza fitti molto più alti. Si parte dal centro dove il mercato vede ancora pochissimi alloggi a disposizione per residenti e studenti. Ma, a cerchi concentrici, quella che è a tutti gli effetti una bolla speculativa coinvolge l'intera città.
Così i quartieri a ridosso del centro come Avvocata, Materdei, Montecalvario, ma anche Fuorigrotta e Rione Sanità, vedono schizzare in alto il costo mensile per una casa. Per non parlare poi delle zone ricche come il Vomero, Posillipo, Chiaia, la fascia costiera di Bagnoli.
Per trovare dei canoni accessibili restano le periferie e ancora di più l'immensa provincia di Napoli con una concentrazione di 2.000 abitanti per chilometro quadrato, il doppio della provincia di Milano. Un processo che sta cacciando di fatto i napoletani dalla propria città, sempre più una sorta di ‘parco giochi' per turisti e inaccessibile per chi vi vive e lavora.
Lavoratori e studenti: "Impossibile trovare casa"
Rosa Sica è una lavoratrice a tempo indeterminato del pubblico impiego, lavora all'Università Federico II di Napoli. Nonostante la sua condizione stabile, per lei trovare casa è una vera e propria impresa:
Quando parliamo di monolocali, intendo proprio una sola stanza con il bagno e angolo cottura. Arriva fino a 800-850 euro al mese e non se ne trovano a meno di 700 euro al mese, per uno spazio che va dai 25 ai 35 metri quadrati.
È una follia. Io ho un contratto stabile, non sono più precaria, ma è una fatica incredibile trovare casa.Negli ultimi tre mesi mi è capitato tre volte di prendere un appuntamento per vedere una casa e di essere chiamata qualche giorno prima dal padrone di case che mi comunicava che non la fittavano più perché la avrebbero adattata a bed and breakfast.
E se un lavoratore immaginasse di mettere su famiglia? Potrebbe vivere a Napoli? La situazione sarebbe ancora più dura e complicata. Continua Rosa:
Io ho la fortuna di essere da sola in questo momento, ma se per esempio io fossi una mamma e avessi bisogno di una stanza in più sarebbe ancora peggio. Il mercato ci offre case anche di 60 metri quadrati per chi ha una famiglia, ma con affitti che arrivano a 1.300 euro al mese.
È impossibile pagare 1300 euro al mese se il tuo stipendio è questo. È proprio il diritto alla casa che viene negato.
Non va meglio agli studenti, che stanno protestando a Napoli, come in altri atenei contro questo stato di cose. Probabilmente proprio le case per gli studenti, spesso fatiscenti e poco manutenute, sono state le prime ad essere trasformate in B&B e case vacanze.
Nicola Cappabianca studia Giurisprudenza alla Federico II di Napoli e per trovare una stanza ha impiegato due mesi e mezzo:
Il mio ultimo alloggio era una stanza di 6 metri quadrati, l'intonaco si staccava dalle pareti, il pavimento era rotto e pagavano, nella zona di Corso Umberto, 250 euro al mese utenze escluse.
Oggi per trovare una stanza il costo medio è di 350 euro al mese, senza le utenze. E parliamo sempre di catapecchie, con le muffe, i bagni che non funzionano, e una coabitazione con 4-5 persone in uno stesso immobile.
Secondo i dati del Comune di Napoli in città i multi-proprietari, cioè persone che posseggono dai 3 appartamenti in su, sono 5.000. Probabilmente tra i pochi a cui questa situazione sta offrendo vantaggi e prosperità.
Racconta ancora Nicola:
La mia ultima padrona di casa, solo con le stanze che ci affittava nella casa dove abitavo, guadagnava 1300 euro al mese, ma poi aveva anche altri appartamenti.
Oggi chi fittava agli studenti fa i B&B e le case vacanze, perché quello che guadagnava in un mese lo guadagna in uno o due giorni.
Una città che espelle i residenti dal centro e dove il trasporto pubblico non brilla per eccellenza, vede peggiorare notevolmente la sua qualità della vita per i suoi cittadini.
E gli studenti non sono da meno, per potersi permettere stanze a 350 euro al mese di media sono costretti a lavorare, e per loro si spalancano le porte dei lavori nei baretti e nei ristoranti zeppi di turisti.
Nessun controllo sulla turistificazione e l'emergenza sfratti incombe
Davanti ad un fenomeno così aggressivo urgono misure di contrasto. All'inizio del 2023 la Prefettura di Napoli ha comunicato l'avvio di 10 mila procedure di sfratto esecutivo in città, una manovra dall'impatto sociale pesantissimo. Molti di questi sfratti sono dovuti proprio al cambio di destinazione d'uso degli appartamenti, che passano da uso residenziale a uso turistico.
Chi può intervenire, anche se solo in parte, è l'amministrazione di Gaetano Manfredi. «La vicesindaca Laura Lieto ha annunciato che il Comune aderisce alla "piattaforma di Bologna" manifesto delle amministrazioni di centrosinistra che cominciano a chiedere una legge nazionale per la regolamentazione delle città turistiche – spiega Alfonso De Vito – altrimenti dice la vicesindaco, si rischia di diventare Disneyland».
Al momento il settore è privo di controlli: non esiste infatti una sezione della polizia municipale adibita ai controlli della attività turistiche come i B&B e le case vacanze, cosa che avviene in altre città europee, il fenomeno delle locazioni turistiche non è censito in alcun modo dalle istituzioni, inoltre spesso si tratta di strutture che lavorano a nero o evadono il fisco. Insomma sono tante le misure che si potrebbero mettere in campo.
E sono molte le città europee che sono intervenute, come la municipalità di Amsterdam, guidata dal centrodestra, che ha vietato le case vacanza nel centro antico della città, o Parigi che limita a 120 giorni il tempo di affitto massimo a uso turistico, e regole ferree per i locatori, tanto che ha costretto Air BnB a pagare una multa di 8 milioni di euro per aver registrato male i contratti delle case vacanze.
Ed ancora il Comune di Lisbona che ha deciso di acquistare le case del centro per sottrarle alla speculazione e garantire ai residenti di vivere ancora nei loro quartieri, o il Comune di Barcellona che ha obbligato i locatori a cedere le case vacanze esclusivamente a periodi superiori a 30 giorni consecutivi.