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Campi Flegrei

Campi Flegrei, il vulcanologo De Natale: “Il sollevamento assoluto è 40 cm più alto del 1983-84”

A Fanpage.it il vulcanologo Giuseppe De Natale (Ingv) spiega: “La velocità di sollevamento è minore di allora, ma la “crisi” dura da 18 anni, negli Anni Ottanta durò solo 2 anni e mezzo”
Intervista a Giuseppe De Natale
Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Giuseppe De Natale, Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
Giuseppe De Natale, Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
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La "crisi" attuale che vede il sollevamento dei Campi Flegrei non si ferma: il bollettino settimanale dell'Osservatorio Vesuviano del 3-9 marzo ha spiegato infatti che "dopo lo sciame sismico del 15-19 febbraio, è ripreso il sollevamento suolo", aggiungendo che quest'ultimo ora si sta sollevando di tre centimetri al mese. Una velocità triplicata, dunque, che ha messo in allarme i residenti della zona, già alle prese con il nuovo sciame sismico delle ultime ore.

A Fanpage.it ne ha parlato il professor Giuseppe De Natale, vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Ingv che, spiega, non esprime l'opinione dell'Istituto ma interviene "a titolo personale e in base alle mie conoscenze scientifiche" per raccontare cosa stia avvenendo nei Campi Flegrei.

A cosa può essere dovuto questo aumento di velocità del sollevamento?
La velocità di sollevamento è variata spesso durante questa fase di bradisismo, iniziata nel 2006. Questo delle ultime settimane è uno dei valori più alti osservati, ma comunque molto minore della velocità osservata dal 1983 al 1984. A mio avviso, il tasso di sollevamento che osserviamo dal 2006 ad oggi dipende dalla variazione del flusso di gas magmatici provenienti dal serbatoio principale localizzato a circa 8 km. Nel periodo 1983-84 il tasso di sollevamento fu molto maggiore perché, secondo i risultati ottenuti dal nostro gruppo di ricerca, ci fu risalita diretta di magma fino a circa 3 km di profondità, ed il successivo riscaldamento rapido degli acquiferi, per contatto diretto col magma.

Cosa aspettarci nei prossimi mesi?
È dagli anni Ottanta che osserviamo che il tasso di sismicità aumenta con l'aumentare della velocità di sollevamento. Inoltre, il tasso di sismicità cresce con l'aumentare del sollevamento cumulativo. Oggi siamo oltre 40 centimetri più in alto, come sollevamento assoluto, rispetto al 1984; per questo abbiamo una sismicità maggiore di allora, sebbene con velocità di sollevamento molto più basse di allora. Però dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento della sismicità, perché appunto la velocità di sollevamento è aumentata significativamente. Questo ovviamente se il sollevamento non rallentasse, o addirittura terminasse, in breve tempo.

Quanto c'è di simile con la "grande crisi" di inizio Anni Ottanta?
La crisi attuale è molto simile a quella degli anni Ottanta, ma è "amplificata": i terremoti sono più frequenti e di magnitudo maggiore, il livello del suolo è oltre 40 centimetro più alto (nel punto di massimo sollevamento), le variazioni di emissioni gassose (specialmente di CO2 e H2S) sono molto maggiori di allora, anche la durata è molto maggiore di allora (sono passati 18 anni dal 2006, mentre la crisi 1982-1984 durò due anni e mezzo). Soltanto la velocità di sollevamento oggi è molto minore di allora.

Quali sono i suoi consigli per chi vive in zona?
Il consiglio fondamentale, in un'emergenza come questa, è sempre di seguire strettamente i dettami delle autorità di protezione civile. Oggi, comunque, la principale urgenza è quella di difendersi dai terremoti. Per questo, ciascuno dovrebbe essere certo, specialmente nelle zone più a rischio definite ad esempio dalla ‘zona rossa per il bradisismo’ (molto più piccola della ‘zona rossa’ del piano di emergenza vulcanico), che l'edificio in cui abita sia perfettamente in grado di resistere a terremoti fino a magnitudo 5, che avvengano entro un paio di chilometri di distanza epicentrale ed a 2-3 km di profondità. E, ancor prima di questo, bisogna essere assolutamente certi che il proprio edificio non abbia evidenti problemi strutturali, di degrado o danni evidenti provocati dalla sismicità pregressa.

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