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Campania, Istituto Zooprofilattico: “Allarme per il virus dell’afta epizootica, a rischio allevamenti di bufale”

Afta epizootica minaccia allevamenti di bovini. Il direttore generale dell’Izsm Limone: “Malattia virale altamente contagiosa. Ma siamo pronti. In Italia la rete veterinaria di epidemio-sorveglianza regge “.
Intervista a Antonio Limone
Direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM)
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Alzato il livello di allerta sanitaria in Campania per l'afta epizootica, un virus che si credeva scomparso da più di 30 anni in Italia, che è tornato a minacciare gli allevamenti bovini di tutt'Europa. Il primo caso è stato rilevato in Germania pochi giorni fa. In Campania a rischio è tutta la filiera bufalina. "Questa è un’emergenza nazionale, anzi europea", sottolinea a Fanpage.it Antonio Limone, Direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM): "C'è un rischio Afta in Campania. L'allerta è massima ed è stata disposta una sorveglianza rafforzata negli allevamenti bufalini e bovini".

Direttore, avete alzato il livello di allerta su questo rischio?

Sì. Il Ministero della Salute ha emanato una nota per sollecitare gli Enti preposti alla vigilanza a segnalare casi sospetti, inclusa la sorveglianza passiva delle specie a rischio.

Di cosa si tratta?

È una malattia virale altamente contagiosa che colpisce bovini, bufali, ovini, caprini, suini e ungulati selvatici. Il virus non è pericoloso per l’uomo, anche se, in alcuni casi, può provocare una leggera stomatite (afte sulla mucosa orale) negli operatori a contatto con animali malati. La malattia ha un forte impatto sull’economia, richiedendo misure drastiche come l’abbattimento degli animali (infetti, sospetti infetti e sospetti contaminati) e restrizioni nei commerci.

Antonio Limone, direttore IZSM
Antonio Limone, direttore IZSM

Da quanto tempo non si verifica in Italia?

In Italia, l’ultimo caso è stato diagnosticato nel 1993, mentre in Europa si è manifestata nel Regno Unito nel 2001 e in Bulgaria nel 2011.

Quali sono i sintomi e come riconoscerla?

I primi sintomi sono generali: febbre, anoressia e calo della produzione di latte. Dopo due giorni compaiono afte sulla mucosa orale, sui piedi (cercine coronario e spazio interdigitale) e sulla mammella. Gli animali manifestano anche una forte ipersalivazione (scialorrea).

Può danneggiare lallevamento? Può portare alla morte del bestiame?

La malattia è tra le cinque prioritarie secondo il Regolamento 429/2016. In caso di focolaio in Paesi indenni, è previsto lo "stamping out", ossia l’abbattimento degli animali dell’allevamento colpito.

Ci sono casi in Italia?

Al momento, non ci sono casi segnalati.

Qual è la capacità di diffusione, può dilagare rapidamente?

Sì, è altamente contagiosa. Si trasmette tramite la movimentazione di animali, persone, prodotti di origine animale e perfino con il vento.

In Campania, dove ci sono grandi allevamenti di bovini e bufali, siamo a rischio?

Sì, purtroppo. Nel 1993 la malattia si è manifestata in alcuni allevamenti bufalini della Campania.

C’è il rischio di salto di specie?

Il virus, un RNA della famiglia Picornaviridae, genere Aphtovirus, non compie salti di specie. Gli operatori a contatto con animali malati possono sviluppare una lieve stomatite senza conseguenze significative.

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