Camorra, minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione: chiesta la condanna per i tre imputati
Il pubblico ministero Alberto Galanti ha chiesto di condannare per il reato di minacce aggravate dal metodo mafioso il boss di camorra Francesco Bidognetti (detto cicciotto ‘e mezanotte), il suo avvocato Michele Santonastaso ed il legale Carmine D'Aniello. Per i tre è stata chiesta la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione: la vicenda è quella del famoso "proclama" letto durante il processo Spartacus del 2008, processo che iniziò nel 1998 e terminò solo nel 2010 e che riguardò ben 115 persone e gran parte del clan dei Casalesi, tra cui il boss Francesco Schiavone (detto Sandokan).
Nel "proclama" letto durante il processo, le accuse principali dei camorristi riguardavano proprio lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. Come spiegato dal pm Alberto Galanti, proprio la giornalista casertana "è stata una spina nel fianco del clan dei Casalesi", mentre lo scrittore che oggi vive a New York "con il suo libro Gomorra ha accesso i fari sulla provincia di Caserta". Entrambi dunque rappresentavano una sorta di "pericolo" per il clan, che li considerava "nemici giurati dell'organizzazione criminale". Secondo quanto ricostruito dal pm Galanti, quel "proclama" che conteneva un'istanza di legittimo sospetto ma in realtà era un attacco del clan dei casalesi contro i due giornalisti, "colpevoli" di aver raccontato le vicende che riguardavano il clan dei Casalesi. Al processo che si sta tenendo davanti ai giudici della IV sezione del tribunale di Roma erano presenti come parte civile anche la Federazione nazionale della Stampa italiana, rappresentata dall'avvocato Giulio Vasaturo, e l'Ordine dei giornalisti della Campania.