Camorra di Napoli Nord, le intercettazioni: “Con Arzano buttiamo a terra il Parco Verde”
Il gruppo criminale di Pasquale Landolfo, oltre ad essere ormai ai ferri corti col clan Cristiano-Mormile per l'egemonia su Frattamaggiore (Napoli), era entrato in contrasto coi Ciccarelli di Caivano, che avevano imposto la fornitura di droga per la loro piazza di spaccio. Per questo motivo si aspettavano una ritorsione e uno dei componenti aveva proposto di allearsi con la camorra di Arzano per "buttare giù il Parco Verde". La circostanza è illustrata nel decreto di fermo con Landolfo "lo Scagnato" e altri 6 indagati, ritenuti parte del gruppo criminale, articolazione dei Pezzella (legati ai Moccia) e vicino alla fazione Monfregolo del clan della 167 di Arzano.
Le intercettazioni: "Con Arzano scendiamo e buttiamo il parco a terra"
L'intercettazione è della sera del 13 marzo, i dialoghi sono stati captati in ambientale a casa di Pasquale Landolfo, individuato dagli inquirenti come capo del gruppo criminale. È la sera in cui in quell'abitazione si parla di organizzare un raid intimidatorio contro due persone ritenute vicine al clan rivale, che si sarebbero rese responsabili di una stesa nel mese precedente.
Esposito Assunta parla con Antonio Martino (entrambi tra i destinatari del provvedimento di fermo). Lei racconta che pochi giorni prima, l'8 marzo, dopo una perquisizione da parte delle forze dell'ordine, si erano presentate due persone legate al clan Ciccarelli del Parco Verde di Caivano per intimare a Landolfo di acquistare da loro gli stupefacenti. Motivo del contendere, sarebbe una piazza di spaccio di crack gestita da Francesca Cipolletti (anche lei destinataria del fermo) e sulla quale il cartello di Caivano vorrebbe mettere le mani.
"Il problema col Parco Verde – dice Martino – lo tengono loro con noi e non noi con loro". Poi aggiunge: "Lo sai che facciamo, con Arzano scendiamo e buttiamo il parco a terra". "Da tale affermazione – rileva l'Antimafia nel provvedimento di fermo – si evince l'intenzione del gruppo di allearsi con il clan di Arzano e di dichiarare guerra ai cartelli del Parco Verde".
Successivamente gli indagati parlano di un raid intimidatorio subìto da Michele Orefice (che l'Antimafia indica come personaggio di spicco della camorra di Frattamaggiore), il quale avrebbe secondo identificato i responsabili e sarebbe pronto a reagire. Gli indagati temono che questo causi, però, una reazione dei clan di Caivano: "Ti faccio vedere che arrivano qualche 200 motorini", aggiunge Martino, e la Cipolletti ribatte: "Si, ma tu non puoi neanche venire qua a prenderti quello il mio! Il mio non te lo prendi, io lo distruggo ma non te lo do…".
Don Maurizio Patriciello sotto scorta
Da ieri don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, è sotto scorta. La decisione in seguito alle minacce ricevute e, ultimo episodio, alla bomba esplosa davanti alla sua parrocchia nella notte del 12 marzo scorso. I destinatari del fermo parlano anche di quell'ordigno, nelle intercettazioni si dicono estranei e accusano il clan Cristiano-Mormile: secondo loro si tratterebbe di una strategia che comprenderebbe anche le minacce a Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale di Arzano, con l'obiettivo di far ricadere la colpa sulla fazione Monfregolo del clan della 167, a cui il gruppo Landolfo e i Pezzella sono alleati.
I fermi sono scattati il 28 marzo. Pochi giorni prima gli inquirenti avevano intercettato un dialogo tra gli indagati in cui si pianificava un triplice omicidio: nel mirino erano finiti tre uomini dei Cristiano-Mormile, accusati dal gruppo di essersi resi responsabili di due tentati omicidi e degli spari contro le pizzerie di Frattamaggiore.