Camaldoli, dalle ceneri dell’incendio spuntano le discariche abusive: “Qui è terra di nessuno”
Quello dello scorso 19 giugno è solo l'ultimo di una lunga storia di incendi che ogni anno, puntualmente, avvolgono la collina dei Camaldoli. Oltre 100 ettari di bosco sono stati divorati dalle fiamme che hanno minacciato anche l'Eremo dei Camaldoli, le numerose antenne e i ripetitori installati in cima alla collina, oltre a diverse palazzine che sono state evacuate.
Una volta spenti gli ultimi focolai, ci siamo inoltrati nel bosco insieme a un abitante della zona, per documentare quel che rimaneva di uno dei polmoni verdi più vasti della città (un milione di metri quadri di bosco). Tra le carcasse di alberi e arbusti abbiamo trovato quintali di rifiuti sversati abusivamente, molti dei quali stipati nelle strutture abusive sequestrate negli anni scorsi, divenute vere e proprie bombe ecologiche: mobili, materassi, elettrodomestici, fusti, materiale di risulta di lavorazioni edili, porte, finestre e l'odore inconfondibile della plastica bruciata che sovrastava quello del legno carbonizzato.
Gli abitanti della zona chiedono da anni l'installazione di telecamere di sorveglianza, necessarie sia per scoraggiare i piromani e gli ecovandali, sia per identificarli. Ma non basta. Tra le misure preventive richieste dai cittadini c'è la rimozione dei rifiuti e la manutenzione ordinaria dei boschi, con la creazione di viali tagliafuoco e la rimozione dei tronchi secchi.
Le fiamme, durante l'incendio, erano visibili da diversi punti della città. La cenere ha invaso i balconi dei cittadini, anche di chi non viveva in quella zona. Un incendio che nella notte avevano provato anche i volontari a spegnere, nei suoi focolai meno grandi, con le vanghe. Poi il lavoro nella notte anche dei vigili del fuoco ha iniziato a placare le fiamme. Quello che resta dopo l'incendio – e che abbiamo documentato – è l'incuria e ogni tipo di rifiuto, oltre che la devastazione di un polmone importante per la città.