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Caivano, la morte di Maria Paola Gaglione

Caivano, parla la mamma di Ciro: “I familiari di Paola la devono pagare”

“Devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare”. Questo il pensiero della mamma di Ciro Migliore, il fidanzato di Maria Paola Gaglione, la ragazza di 18 anni morta a Caivano, nella provincia di Napoli. La coppia si trovava a bordo di uno scooter quando ha avuto un incidente stradale: i due erano inseguiti dal fratello della ragazza.
A cura di Valerio Papadia
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Vuole giustizia, per la morte di Maria Paola Gaglione, e per suo figlio, Ciro Migliore, che si trova in ospedale, anche se non in pericolo di vita. La madre del ragazzo trans di 22 anni, fidanzato di lungo tempo della vittima, la cui relazione era osteggiata dalla famiglia di lei, ha parlato di quanto accaduto, puntando il dito ancora una volta contro di loro: "Devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero". Il fratello di Paola, Michele, è accusato di omicidio preterintenzionale per futili motivi: da poco si è concluso l'interrogatorio di convalida del fermo, nel corso del quale il giovane ha ribadito di non aver causato l'incidente nel quale Maria Paola è morta e Ciro è finito in ospedale. Secondo la ricostruzione dell'accaduto che Michele ha fornito ai giudici, Ciro avrebbe perso il controllo dello scooter, finendo in una scarpata.

Intanto Ciro ha voluto incontrare i giornalisti nell'ospedale in cui è ricoverato, per fornire la sua versione dei fatti. "Michele quella sera lo abbiamo incontrato per caso, me lo sono trovato dietro con lo scooter. Tra di noi c'erano state discussioni precedenti. Si è presentato sotto casa mia mi voleva ‘togliere la testa' c'era mia madre e può confermare. Ha detto che mi ammazzava, che non dovevo stare con sua sorella. Preferiva che la sorella morisse pur di farla stare con me. Anche la mamma (di Paola ndr.) diceva così. Perché eravamo due femmine, diceva lei. Sul motorino diceva t'aggia taglia' ‘a capa, ti devo tagliare la testa. La prma minaccia era il 13 luglio, io e Paola dovevamo scappare insieme dovevamo venire a vivere ad Acerra. Loro lo hanno saputo vedendo sul suo telefono, l'hanno picchiata e sono venuti anche sotto casa mia, il fratello e il padre, quella sera  del 13 luglio, io no sono uscito da casa". Non è vero che diceva di voler parlare, lui pensava solo a me, pensava di volermi uccidere. Lui mi ha spinto più di una volta, sono sbandato con, lo scooter e sono caduto. Quella scena  è un incubo".

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