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“Bufale Connection”, Altra Agricoltura presenta esposto in Procura: “Chi si arricchisce sull’epidemia?”

Dopo l’inchiesta “Bufale connection” Altra Agricoltura annuncia di aver presentato un esposto alla Procura di Santa Maria Capua Vetere per sapere chi si arricchisce con l’epidemia che ha colpito gli allevamenti di bufale del casertano da cui viene il latte della mozzarella dop. Fabbris: “Se dopo 20 anni e 140 mila capi abbattuti non ci sono risultati, cosa aspettano Governo e Regione a cambiare strategia?”.
A cura di Antonio Musella
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Dopo la pubblicazione dell'inchiesta giornalistica "Bufale Connection" di Fanpage.it, incentrata sulla presunta epidemia di brucellosi e tubercolosi nelle bufale che producono il latte che viene poi trasformato in mozzarella dop, interviene sul tema anche Altra Agricoltura, il cartello di associazioni e movimenti che si batte da anni nel nostro Paese e all'estero per i diritti dei contadini e del settore agricolo. L'associazione annuncia di avere presentato, poco tempo fa, una denuncia alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, a cui, aggiunge il presidente Gianni Fabbris, verrà allegata anche l'inchiesta di Fanpage.it

Esposto in Procura: "C'è qualcuno che si arricchisce?"

Malattia diagnosticata con l'uso di kit non validati all'Organizzazione della Salute animale, numero crescente di animali falsi positivi mandati al macello sani, capi mandati a macellazione nello stabilimento del Gruppo Cremonini a 100 Km di distanza dal focolaio epidemico: sono diversi i punti grigi evidenziati dall'inchiesta "Bufale connection". Il contenuto dell'esposto presentato da Altra Agricoltura chiede i fare luce su chi trae vantaggio da questa drammatica situazione che coinvolge il settore bufalino e di riflesso anche quello della mozzarella.

"Abbiamo chiesto alla Procura – si legge nella nota di Gianni Fabbris – se qualcuno e in quali circostanze si stia avvantaggiando mentre viene messo in campo un piano di contenimento della brucellosi definito fallimentare e che assomiglia più ad una colpevole mattanza di animali che costringe alla crisi fino alla chiusura un gran numero di aziende allevatrici e di laboratori di trasformazione artigianale".

L'uso del kit Bovigam per diagnosticare la tubercolosi alle bufale è stato autorizzato dall'Istituto Zooprofilattico di Portici, diretto da Antonio Limone, ma il kit non è validato dall'OIE, l'organizzazione mondiale della sanità animale: "Imbarazzante la risposta del dott. Limone  – sottolinea Fabbris nella nota – quando, in spregio alle procedure aperte per testarne la validità come prevedono le normative internazionali, pretende di sostituirsi ai detentori del brevetto (che avrebbero tutto l'interesse a farlo) nel dimostrane l'applicabilità al caso della Bufala Mediterranea".

Sulla macellazione dei capi, inviati in provincia di Avellino allo stabilimento del Gruppo Cremonini, Fabbris spiega: "Quella che emerge dall'inchiesta di Fanpage.it è una circostanza inquietante, gli animali che vengono avviati all'abbattimento invece che essere inviati ai macelli della provincia di Caserta (ben tre) come vorrebbe il DM Sanità 592/95 art. 8 co. 3. vengono trasferiti ad un impianto a Flumeri in provincia di Avellino distante cento km".  "Con quali procedure si sta operando in deroga alle norme vigenti?" si chiede il presidente di Altra Agricoltura.

"C'è uno scontro sul settore della mozzarella, ora si è tolto il velo"

Altra Agricoltura ricorda come l'inchiesta giornalistica di Fanpage.it abbia aiutato a rompere il velo di silenzio che copriva quello che sta avvenendo sulle bufale che producono il latte del quarto prodotto made in Italy più conosciuto al mondo, la mozzarella dop. "Ora è arrivato il momento di dare le risposte e noi operiamo perché la vicenda della Bufala esca dal tecnicismo e dal cono d'ombra in cui è tenuta da un'informazione superficiale e compiacente per emergere in tutto il valore strategico che ha per l'agroalimentare del Paese e in particolare per i destini di quei modelli contadini tanto necessari per recuperare la vocazione mediterranea per le nostre aree rurali".

L'associazione infine punta il dito contro il parlamento e la Regione Campania, rivolgendosi direttamente alle istituzioni: "Se in venti anni, dopo aver massacrato 140.000 animali ed aver costretto a chiudere tanti caseifici artigianali e allevamenti, i problemi non si risolvono ma, anzi, aumentano, e se nel frattempo il controllo industriale sul comparto aumenta, gli interessi speculativi ingrassano, cosa aspettate a riconoscere di dover cambiare strategia?".  Altra Agricoltura annuncia nuove iniziative sul tema dalle prossime settimane e l'implementarsi di una campagna per dare risposte agli allevatori del casertano.

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