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Bruscolotti vittima degli strozzini del clan: “Tasso benevolo perché era il capitano del Napoli”

L’ex calciatore Bruscolotti, anche lui tra le vittime del clan, avrebbe ottenuto un prestito a usura con tasso agevolato perché “era il capitano del Napoli”.
A cura di Nico Falco
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L'ex bandiera del Napoli Giuseppe Bruscolotti
L'ex bandiera del Napoli Giuseppe Bruscolotti

Giuseppe Bruscolotti, tra le vittime degli strozzini del clan Baratto-Volpe, aveva ottenuto un prestito con interessi del 20%. Un tasso decisamente agevolato rispetto a quelli normalmente applicati, ma questo trattamento di favore aveva un motivo ben preciso: era dovuto al fatto che per anni l'ex calciatore aveva militato nel Napoli e ne era stato il capitano. Vicenda al centro delle indagini che hanno portato al blitz dei carabinieri di oggi (11 arresti) e raccontata dal pentito Genny Carra, che afferma di avere assistito anche alla consegna di una rata ad Antonio Volpe, ex elemento di vertice del clan ucciso nel 2021.

"Ricordo che una volta vidi Peppe Bruscolotti, l'ex calciatore, capitano del Napoli, nel basso di Volpe Antonio – racconta Carra – Dinanzi a me il Bruscolotti consegnò una busta al Volpe. Quando il Bruscolotti andò via, il Volpe aprì la busta e iniziò a contare del denaro. La somma era di 5mila euro. Chiesi spiegazioni al Volpe e questi mi disse che aveva prestato euro 140mila a Bruscolotti e questi restituiva 5mila euro al mese".

Il tasso di interesse, avrebbe proseguito Volpe, sarebbe stato del 20%. Carra afferma inoltre di non sapere se fossero sulla somma totale, all'anno o al mese, ma dice di aver chiesto a Volpe il motivo di quel "tasso di interesse benevolo". La risposta sarebbe stata che "lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli".

L'ex calciatore Bruscolotti tra le vittime degli strozzini del clan

Per gli inquirenti Bruscolotti avrebbe ottenuto un prestito iniziale di 65mila euro, al fronte del quale avrebbe consegnato ad Antonio Volpe rate iniziali da 2400/2600 euro, successivamente ridotte a mille euro mensili, comprensive di interessi; "tenuto conto dei pagamenti effettuati e da effettuare – si legge nell'ordinanza – corrispondevano ad un tasso di interesse superiore al 40%". I due figli, seppur indagati, non sono stati raggiunti da misura cautelare in quanto, ricostruisce il gip nell'ordinanza, hanno avuto "un ruolo di meri ambasciatori".

A conferma di questa vicenda diverse telefonate: in una, del 9 marzo 2020, uno dei figli chiede al fratello di dire al padre che Bruscolotti avrebbe all'indomani portato 900 euro, impegnandosi però ad aggiungere i 100 mancanti nella rata successiva. Un'altra conversazione risale invece al 6 maggio 2020, in pieno periodo di pandemia Covid, e questa volta l'ex calciatore chiede al figlio di Antonio Volpe di poter rimandare il pagamento per difficoltà economiche.

"Eeeh… stiamo chiusi", dice Bruscolotti al telefono, riferendosi ai centri scommesse di sua proprietà. Poi si lamenta del comportamento delle banche, che a suo dire avrebbero riferito, alle richieste di prestito, di non avere ottenuto fondi. E chiede di intercedere col padre, spiegandogli che, con le attività bloccate per le misure anti Covid e lo sport fermo, non può pagare.

"Dai, don Peppino, ci faccio l'imbasciata dai, e poi ogni tanto vi fate pure qualche chiamata", risponde l'uomo. E Bruscolotti: "Va bene, vedi tu Ciccio, perché purtroppo la realtà questa è". In chiusura di chiamata, Volpe: "Statevi bene, buongiorno, forza Napoli!".

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