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Bruciato vivo a Frattamaggiore, il fratello: “Dal padre dell’indagato soldi in cambio di silenzio”

Il padre di Pasquale Pezzella, indagato per il tentato omicidio di Nicola Liguori a Frattamaggiore, si sarebbe presentato in casa della vittima offrendo soldi per il silenzio.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Il padre di Pasquale Pezzella, indagato per il tentato omicidio di Nicola Liguori, bruciato vivo mentre era in videochiamata con la fidanzata a Frattamaggiore (Napoli), si sarebbe presentato in casa della vittima e, chiedendo di non sporgere denuncia, si sarebbe offerto di pagare per le cure. È quello che ha raccontato agli inquirenti Biagio Giordano, fratello della vittima e accusatore del ragazzo che ora si trova in carcere (il fermo è stato convalidato ieri).

Bruciato vivo mentre è al telefono con la fidanzata a Frattamaggiore

La circostanza emerge dalle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Napoli sotto il coordinamento della Procura di Napoli Nord. Liguori era stato aggredito nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, mentre era su una panchina nei pressi della sua abitazione, in via Tiziano: probabilmente in due, lo hanno cosparso di liquido infiammabile e gli hanno dato fuoco. La fidanzata, che era con lui in videochiamata, ha detto di avere visto un uomo dalla carnagione chiara e senza barba.

Liguori era riuscito ad arrivare a casa e a chiedere aiuto al fratello, al quale aveva indicato come responsabile tale "Pasquale", che lo accusava del furto di uno scooter. Portato inizialmente al San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, il 36enne era stato poi trasferito al Policlinico di Bari, reparto Grandi Ustioni, con ferite sul 35% del corpo, dove si trova tutt'ora ricoverato in coma farmacologico.

Il fratello di Liguori: "Padre di Pezzella ha offerto soldi per le cure"

Poco dopo l'aggressione, ha raccontato Biagio Giordano agli inquirenti, Claudio Pezzella, padre di Pasquale e ritenuto elemento di spicco della criminalità organizzata locale (e fratello di un boss ergastolano), si sarebbe presentato in casa di Liguori, avrebbe detto che era stato il figlio, avrebbe chiesto di non avvertire le forze dell'ordine e avrebbe offerto soldi per le cure.

Nel cellulare di Giordano gli inquirenti hanno trovato una telefonata partita dal cellulare intestato alla figlia di Claudio Pezzella, elemento ritenuto dagli inquirenti a sostegno della tesi sostenuta dall'uomo e dalla madre. Inizialmente, hanno spiegato i due, non avevano denunciato Pasquale Pezzella per timore della caratura criminale della sua famiglia.

L'indagato si difende: "Totalmente estraneo"

Pasquale Pezzella, difeso dall'avvocato Fernando Maria Pellino, ha negato tutti gli addebiti. Durante l'udienza di convalida, che si è tenuta ieri davanti al gip di Napoli Nord Daniele Grunieri, il legale ha sottolineato che ad accusare il suo assistito c'è soltanto la dichiarazione di Giordano; la sua versione, ripetuta più volte, avrebbe condizionato anche le altre persone ascoltate, che sarebbero state condizionate e avrebbero anche loro indicato Pezzella alla Polizia di Stato.

Pellino ha inoltre evidenziato che anche sul movente sono state fornite diverse versioni: la madre di Liguori avrebbe prima citato il furto del motorino, ma avrebbe anche detto che l'aggressione sarebbe scaturita perché il figlio dava fastidio mentre parlava al telefono sulla panchina. Inoltre, il legale ha sostenuto che Pasquale Pezzella, carpentiere sposato con quattro figli, sta svolgendo con regolare contratto un lavoro a Milano, la scorsa settimana era stato a Frattamaggiore per qualche giorno, e che non si tratta di una persona violenta. Infine ha fatto notare le discrepanze con la dichiarazione della fidanzata di Liguori: il suo assistito ha barba e pizzetto, al contrario dell'uomo che la ragazza sostiene di aver visto nella videochiamata.

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