Brucellosi nelle bufale, Altragricoltura diffida Speranza: “No al nuovo piano di De Luca”
Il fenomeno dell'epidemia di brucellosi e tubercolosi nelle bufale in provincia di Caserta ha portato all'abbattimento di centinaia di migliaia di capi negli ultimi anni. Si tratta delle bufale che producono il latte per la mozzarella DOP esportata in tutto il mondo e che genera un giro d'affari di 6 miliardi di euro l'anno. Come dimostrato dall'inchiesta "Bufale connection" di Fanpage.it, i metodi di diagnosi delle malattie utilizzate in Campania, su ordine dell'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, hanno prodotto l'abbattimento di migliaia di bufale sane, risultate fine positive. Lo scontro tra gli allevatori e la Regione Campania va avanti da diverso tempo, ed ora il presidente della Regione Vincenzo De Luca e l'assessore all'agricoltura Nicola Caputo, si apprestano a varare un piano di eradicazione della malattia che gli allevatori definiscono fallimentare in quanto fotocopia degli interventi precedenti, che non hanno debellato le malattie ed hanno prodotto l'abbattimento di animali sani. Altragricoltura ha presentato una diffida, presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere, al Ministro della Salute Roberto Speranza, per impedire che si tenga il tavolo tecnico tra Ministero e Regione Campania del prossimo 22 dicembre, in cui il governo darà il via libera al nuovo piano regionale di contrasto all'epidemia.
Fabbris (Altragricoltura): "Nessun confronto con gli allevatori, il piano va fermato"
Ad intervenire sulla annosa vertenza è Altragricoltura, con il suo portavoce nazionale Gianni Fabbris, che aveva già presentato un esposto denuncia nei mesi scorsi, dopo la pubblicazione dell'inchiesta di Fanpage.it "Bufale connection" che aveva mostrato le enormi falle del piano di eradicazione delle malattie della Regione Campania. "I dati shock sugli oltre centomila ordini di abbattimento ingiustificato di bufale casertane sane che l'Asl casertana è stata costretta a consegnare ai legali degli allevatori e alla Procura di Santa Maria Capua Vetere gridano vendetta – spiega Fabbris – e prima che sia troppo tardi, che De Luca e Caputo possano replicare con un piano regionale fotocopia di quelli precedenti il massacro di bufale e aziende il ministro Speranza, anzi i ministri Speranza e Patuanelli, hanno il dovere di intervenire e fermare questo scempio che forse gioverà a qualcuno ma non certo a questi preziosi animali, agli allevatori, ai lavoratori dell'indotto e, soprattutto ai consumatori". I rappresentanti degli allevatori chiedono al Ministro Speranza di rinunciare al tavolo tecnico con De Luca del prossimo 22 dicembre e di convocare invece gli allevatori di bufale della provincia di Caserta per aprire un confronto sugli strumenti di contrasto dell'epidemia. "Abbiamo chiesto un incontro urgente e abbiamo diffidato le autorità nazionali a dare il via libera a qualsiasi Piano di eradicazione senza una confronto con gli allevatori ai quali fino ad oggi è stata negata qualsiasi possibilità di eseguire contro diagnosi prima degli abbattimenti di massa mandandoli al macello insieme ai loro capi sani", aggiunge il presidente di Altragricoltura.
Diagnosi sbagliate e "finti positivi", il fallimento del piano campano
I punti di maggiore criticità riscontrati dagli allevatori di bufale della provincia di Caserta sul piano della Regione Campania che è stato attivo fino ad ora, riguardano in particolar modo i metodi di diagnosi, che non sarebbero adatti alla bufala mediterranea, che hanno portato all'abbattimento di migliaia e migliaia di animali che sono risultati "finti positivi", quindi del tutto sani. Il piano campano, al di là di ogni ragionevole considerazione, è stato un fallimento nei numeri e nell'incapacità non solo di eradicare la brucellosi e la tubercolosi, ma anche soltanto di attenuare la diffusione dei focolai. Inoltre gli allevatori lamentano il divieto da parte dell'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, di svolgere delle contro analisi prima dell'abbattimento dei capi. Il numero impressionante di "falsi positivi" si è evinto fino ad ora dalle analisi post mortem. Su questa materia, nei casi specifici di abbattimenti riguardanti singoli allevamenti, si è più volte espresso il Consiglio di Stato, dando ragione agli allevatori. "Siamo sempre più convinti, insieme con il Tar e il Consiglio di Stato, che in questi ultimi 10 anni ne siano successe di tutti i colori. Mentre prepariamo la risposta nelle strade di mobilitazione, chiediamo verità, giustizia, e soprattutto la corretta applicazione delle norme Europee, dei protocolli Oie, e l'assoluta e vera (non a chiacchiere) condivisione delle scelte con gli allevatori", sottolinea Gianni Fabbris. L'inchiesta "Bufale Connection" aveva portato alla luce delle falle nell'applicazione dei metodi diagnostici riconosciuti dall'organizzazione internazionale della salute animale, l'OIE, da parte dell'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, deputato alle analisi. L'atto di diffida presentato da Altragircoltura, è solo l'ultima iniziativa sul piano legale, in ordine di tempo, intrapresa dagli allevatori. Nello scorso mese di ottobre, un gruppo di allevatori, rappresentato dall'avvocato Carlo Taormina, aveva presentatoun'esposto denuncia alla stessa procura di Santa Maria Capua Vetere sullo stesso fenomeno, denunciando anche pressioni delle organizzazioni criminali nell'abbattimento indiscriminato di animali e di interessi dell'industria della carne, che sarebbero favoriti dal perdurare delle epidemie.