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Botte e urina addosso dagli “amici”, minore disabile invia alla madre i video delle violenze

Tre giovani, di cui uno minorenne, sono stati arrestati a Sant’Antimo (Napoli) per violenze di gruppo su un compagno di scuola disabile, riprese anche in video.
A cura di Nico Falco
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C'era un gruppo su Whatsapp dove venivano pubblicati i video delle angherie sul giovane disabile di Sant'Antimo (Napoli), chat di cui faceva parte lo stesso 17enne, i tre giovanissimi indagati per quelle violenze e un quarto ragazzo, l'unico che aveva cercato di frenare i compagni. Immagini girate in casa della vittima, che venivano condivise nel ristretto gruppo di amici e che sono state recuperate dagli inquirenti e hanno portato alle due misure cautelari eseguite oggi dai carabinieri, emesse dal Tribunale di Napoli Nord e da quello dei Minorenni su richiesta delle rispettive procure.

La genesi dell'indagine viene ripercorsa nel dispositivo, che Fanpage.it ha potuto visionare. I tre indagati, uno dei quali minorenne all'epoca dei fatti, sono indiziati di atti persecutori e di violenza sessuale di gruppo ai danni di un minorenne, con l'aggravante di avere agito approfittando della debolezza psichica e del ritardo cognitivo della vittima.

I video delle violenze inviati dal 17enne a sua madre

Le indagini sono partite il 14 settembre 2023, quando la madre della vittima si è rivolta ai carabinieri di Sant'Antimo. Una ventina di giorni prima, ha raccontato, suo figlio le aveva inviato dei video su Whatsapp. Erano quelli girati dai compagni di scuola, nei quali si vedeva il ragazzo mentre veniva picchiato, sputato addosso, uno di loro gli urinava sulla testa.

In quelle immagini aveva riconosciuto il luogo, era casa sua. E anche uno dei giovani che vessavano il figlio. Era uno degli "amici", frequentatori abituali di quell'abitazione. I video risalivano al periodo tra il 2022 e il marzo 2023, il 17enne non ne aveva mai parlato perché, dirà poi sentito dai carabinieri, se ne vergognava. Ma la madre aveva notato a quei tempi che era diventato nervoso, aveva paura di uscire di casa.

Sputi, insulti e urina addosso: tutto ripreso in video

I militari avevano quindi acquisito tre video, inequivocabili. Il ragazzo veniva trascinato in casa, picchiato, lanciato sulle scale, chi non inveiva incitava o rideva. In uno di questi si vede "l'amico" che si abbassa i pantaloni e lo costringe a toccargli i genitali. In un altro punto, la pipì addosso. E poi gli schiaffi, gli insulti, gli sputi.

Per descrivere i comportamenti degli indagati, come utilizzavano la vittima, il gip riprende le parole del pm nella richiesta di misura:

alla stregua di un fantoccio, solo per sfogare le proprie repressioni e approfittando del ritardo mentale del ragazzo.

Nel corso delle indagini è stato ascoltato anche un quarto giovane, descritto come "l'unico a mostrare un po' di solidarietà": in una delle chat acquisite dagli inquirenti parla con la vittima, si mostra dispiaciuto e la rassicura, dicendo di avere parlato con gli altri affinché la smettessero; cosa che, però, non è poi accaduta.

Il ragazzo ha confermato le violenze, aggiungendo che il 17enne veniva preso a schiaffi "per gioco" anche per strada, quando uscivano insieme. Ad alcuni episodi aveva assistito di persona, mentre altri li aveva visti nella chat di gruppo su Whatsapp di cui facevano parte solo loro cinque.

La violenza sessuale di gruppo

I tre indagati sono accusati anche di violenza sessuale di gruppo benché gli atti, come spiega il gip nell'ordinanza, "siano volti essenzialmente a umiliare la vittima". Il ragionamento del giudice si basa sulle pronunce della Cassazione, per la quale l'atto va definito "sessuale" sul piano obiettivo, a prescindere da quello soggettivo di chi lo commette:

Per l'integrazione del reato – e dell'elemento soggettivo in particolare – non è perciò necessario che la condotta sia specificamente finalizzata al soddisfacimento del piacere sessuale dell'agente, essendo sufficiente che questi sia consapevole della natura oggettivamente "sessuale" dell'atto posto in essere volontariamente, ossia della sua idoneità a soddisfare il piacere sessuale o a suscitarne lo stimolo, a prescindere dallo scopo perseguito.

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