Boss ucciso a San Martino Valle Caudina, fermato confessa. L’ipotesi: omicidio per una donna

Gianluca Di Matola, il 31enne di San Martino Valle Caudina (Avellino) gravemente indiziato per la morte del boss del clan Pagnozzi Orazio De Paola, ha confessato. Il giovane, fermato dai carabinieri la sera dell'omicidio in un'automobile mentre era in autostrada in viaggio verso Roma, si trova nel carcere di Secondigliano; risulta ancora irreperibile il fratello, anche lui indagato e che, secondo una delle ipotesi seguite dagli inquirenti, sarebbe coinvolto anche nella discussione che c'era stata qualche giorno prima del delitto con la vittima.
L'agguato risale alla mattinata dello scorso 8 settembre. De Paola, pluripregiudicato e indicato come ai vertici del clan Pagnozzi di San Martino Valle Caudina, era stato ucciso a colpi di pistola in via Castagneto. Almeno quattro pallottole al torace e l'ultima alla testa, esplose con una pistola di piccolo calibro. Le indagini si erano immediatamente dirette verso il mondo della criminalità organizzata, ipotizzando un capovolgimento degli equilibri camorristici, ma gli accertamenti hanno fatto emergere anche altre piste. È infatti venuto fuori che, soltanto qualche giorno prima, De Paola aveva furiosamente discusso con il fratello minore di Di Matola, sembrerebbe per motivi passionali.
L'omicidio è avvenuto nei pressi dell'abitazione dei Di Matola, dove pare che De Paola si fosse diretto dopo aver ricevuto una telefonata; non è chiaro se il fratello minore di Gianluca Di Matola, attualmente irreperibile, abbia in qualche modo preso parte all'omicidio o se abbia aiutato il fratello nella fuga. L'ipotesi della donna contesa sembra al momento quella ritenuta maggiormente verosimile ma, considerato il calibro criminale del 58enne, gli inquirenti non escludono che il movente possa essere diverso.