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Bomba alla chiesa di Caivano, don Patriciello: “Vi perdono. Cambiate vita, per i vostri figli”

Scattati oggi gli arresti dei carabinieri contro i gruppi Monfregolo e Cristiano-Mormile; le intimidazioni al parroco e al comandante Chiariello nella strategia dei clan.
A cura di Nico Falco
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"La bomba fatta esplodere due anni fa davanti alla mia parrocchia fu per me motivo di tristezza immensa". Comincia così il lungo messaggio che don Maurizio Patriciello, prete del Parco Verde di Caivano, ha affidato alla sua pagina Facebook nel giorno degli arresti contro i gruppi malavitosi Monfregolo e Cristiano-Mormile, attivi nella provincia Nord di Napoli. Destinatarie dell'ordinanza, eseguita dai carabinieri, 13 persone (11 con destinazione carcere, per le altre due divieto di dimora); l'inchiesta riguarda la guerra di camorra per il controllo del territorio tra Caivano, Arzano, Frattamaggiore e Frattaminore.

Faida tra i Cristiano e i Monfregolo, 13 arresti

La faida coinvolgeva la famiglia malavitosa capeggiata da Giuseppe Monfregolo e il gruppo criminale guidato da Pasquale Cristiano, oggi collaboratore di giustizia che all'epoca fece scalpore sui social per il giro in Ferrari ad Arzano per andare alla festa di Prima Comunione del figlio. In questo scontro, hanno ricostruito gli inquirenti, "Picstic" poteva contare sull'appoggio del cognato, Vincenzo Mormile.

Ad innescare la guerra tra i gruppi prima alleato era stato l'omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Cristiano, ferito gravemente in un agguato davanti a un bar di Arzano il 24 novembre 2021 e morto quattro giorni dopo nell'ospedale di Giugliano.

Don Patriciello: "Perdono per la bomba, cambiate vita"

In quel contesto gli inquirenti collocano la bomba esplosa davanti alla parrocchia di San Paolo Apostolo e il finto manifesto funebre fatto trovare all'ingresso del Comando della Polizia Municipale di Arzano per intimidire il comandante Biagio Chiariello. Quegli atti, ritengono gli inquirenti, farebbero parte della strategia dei clan per tentare di arginare chi si era opposto al "sistema". Prosegue don Patriciello su Facebook:

Sono un prete. Solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera. Non posseggo niente. Di che avevano paura queste persone che hanno scelto la via del male? In che cosa avrei potuto danneggiarli? I camorristi hanno bisogno del silenzio omertoso dei cittadini più del pane. Odiano la libertà. Tiranneggiano il nostro popolo. Lo vogliono condannare a morte. Ma non rinunciano all’ebbrezza di essere ipocritamente osannati e riveriti. Non vogliono bene a nessuno, nemmeno ai loro stessi figli, ai quali aprono le porte del carcere o del camposanto. Dopo l’immenso dono della vita, Dio ha fatto agli uomini il dono della libertà. E loro, questi fratelli scellerati, ce la vogliono strappare.

Questi scempi vanno denunciati. Ad alta voce. L’ho fatto. A loro non piace. E arrivano le minacce. Complimenti ai nostri carabinieri per la bella operazione. Complimenti ai magistrati. Resta l’amaro in bocca, però. Queste creature che hanno scelto di angariare la gente e distruggere se stessi sono nostri fratelli. Saperli rinchiusi in carcere mi addolora. Per loro prego. Perché possano ritornare sulla retta via. Mangiare il pane con il sudore della propria fronte. E guardare negli occhi i figli senza doversi vergognare. Mi avete costretto, fratelli camorristi, a vivere sotto scorta. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato. Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli. Vi benedico.

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