Bomba al ristorante “Dal Delicato” a Fuorigrotta, il titolare: “Non mollo, la Napoli vera avrà la meglio”
L'esplosione ha danneggiato gli arredi esterni, la pedana, tavoli e sedie, persino due vetrate e il portone di un palazzo vicino e due automobili parcheggiate. Un rumore tremendo, che ha fatto saltare dal letto i residenti di Fuorigrotta; quelli più lontani hanno pensato a un boato da bradisismo, di quelli che in zona si sono sentiti spesso, quelli più vicini invece non hanno avuto dubbi: era una bomba. L'ordigno è stato piazzato davanti al ristorante "Dal Delicato", in via Caio Duilio, in una zona residenziale, a una manciata di metri dalle abitazioni. E forse chi l'ha messo ha usato un radiocomando.
L'attività è di proprietà di Stefano Martino, figlio di Pasquale, appartenente a una storica famiglia di ristoratori napoletani con altre attività dello stesso tipo a Mergellina e a San Giorgio a Cremano. "Noi siamo persone perbene, abbiamo sempre lavorato e vogliamo continuare a lavorare", ha detto, contattato da Fanpage.it. Con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, il giovane ha ribadito l'intenzione di riprendere subito a lavorare nonostante il brutto colpo subìto.
Bomba davanti al ristorante a Fuorigrotta, forse usato radiocomando
L'ordigno artigianale, presumibilmente una bomba carta, è esploso alle 4 del mattino. Sul posto, per il primo intervento, sono intervenuti i poliziotti del commissariato San Paolo. La bomba è stata piazzata in una fioriera, in una zona dove abitualmente si siedono o aspettano i clienti. Il momento dell'esplosione, apprende Fanpage.it da fonti qualificate, è stato ripreso da alcune videocamere di sorveglianza: nelle immagini si vede una sagoma che si avvicina all'area esterna del ristorante e lascia qualcosa in prossimità della fioriera, l'esplosione avviene diversi minuti dopo; potrebbe essere stata una miccia particolarmente lunga, ma non si esclude che sia stato usato un radiocomando o comunque un congegno per causare la detonazione a distanza.
Bomba al "Delicato", il titolare: "Vorrei andarmene ma non mollo"
Il titolare dell'attività è stato ascoltato nell'immediato e successivamente dalle forze dell'ordine. Ha riferito di non avere mai ricevuto minacce. Il ristorante è stato inaugurato poco più di un mese fa, agli inizi di dicembre; non si esclude, viste le modalità, che l'attentato dinamitardo possa essere inquadrato in dinamiche di racket. Con un post pubblicato su Facebook alle 14 di oggi, il giovane ristoratore ha comunicato ai clienti che il ristorante è aperto e ha parlato dell'accaduto:
Oltre alle difficoltà che comporta l'apertura di una nuova attività c'è da affrontare il Covid – ha scritto – ma ero preparato e consapevole del momento storico che stiamo vivendo. Ma questo no, questo non è giusto, nessuno merita di ricevere una cattiveria del genere
"La voglia di andare via e mollare questa città – ha continuato – ma poi dico a me stesso di non mollare. "La vergogna non è cadere, ma non avere la forza di rialzarsi". Ed io mi rialzo anche stavolta, ancora una volta. Non so quando, ma prima o poi la Napoli vera, quella buona e altruista, avrà la meglio su quella violenta e prepotente. Colgo l’occasione per ringraziare Amici e Clienti per i tanti messaggi d’affetto, i commercianti e le persone di Fuorigrotta, che con un caffè , una mano sulla spalla e con una lacrima mi hanno mostrato la loro solidarietà . Siamo regolarmente aperti e vi aspettiamo per accogliervi al meglio.
A Fuorigrotta la faida tra l'Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella
Negli ultimi mesi a Fuorigrotta si sono registrati diversi fatti di sangue che portano gli inquirenti a ritenere che nel quartiere sia in corso una faida tra gruppi legati alle due macro aree della camorra napoletana, quella del clan Mazzarella e quella dell'Alleanza di Secondigliano. Le prime avvisaglie c'erano state nel marzo 2020, con l'agguato a Gaetano Mercurio, ritenuto vicino al clan Troncone (morto in ospedale un mese dopo per le ferite riportate). Un anno dopo, nel marzo 2021, l'agguato ad Antonio Volpe, genero del boss Antonio Bianco "Cerasella" e ritenuto uomo di vertice dei Baratto-Bianco di Fuorigrotta, per gli inquirenti "mediatore" nella mala locale e quindi anche garante degli equilibri tra i clan.
È però negli ultimi mesi che la situazione è precipitata. A novembre l'omicidio di Andrea Merolla, nipote del boss Vitale Troncone, ucciso tra via Caio Duilio e via Leopardi, a pochi metri dal luogo dell'agguato a Volpe. Il 23 dicembre è stato lo stesso Troncone a finire nel mirino: gli hanno sparato in faccia mentre era davanti al bar di famiglia, in via Caio Duilio; è ancora ricoverato, in gravi condizioni ma non in pericolo di vita.
Tra gli ultimi due episodi, l'incendio di un pub a Bagnoli, zona Coroglio, nella notte del 17 dicembre: è il "Sombrero", gestito da qualche mese da un giovane incensurato ma di proprietà di due fratelli pregiudicati, uno dei quali già vittima di un agguato alcuni anni fa e ritenuto in passato legato al clan Sorprendente-Rossi. Secondo una delle chiavi di lettura, il tentato omicidio di Vitale Troncone potrebbe essere la risposta all'incendio.
Con diversi agguati contro il clan Troncone (per la Direzione Distrettuale Antimafia legato ai Zaza, e quindi nella sfera di influenza del clan Mazzarella), un indizio sulla "controparte" nella faida è arrivato la notte del 1 gennaio: intorno alle 3 del mattino a Fuorigrotta, nel Rione Lauro, è stato ucciso Salvatore Capone, ex guardaspalle del boss Cosimo Iadonisi e di recente punto di raccordo tra il clan Esposito di Bagnoli e i Licciardi dell'Alleanza di Secondigliano.
(articolo aggiornato alle 21:15 del 22 gennaio 2022)