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Blitz contro il clan Esposito-Nappi di Bagnoli: il boss Massimiliano “lo Scognato” in fuga, 11 arresti

Ordinanza contro il gruppo Esposito-Nappi, 11 arresti. In fuga due indagati, tra cui il boss Massimiliano Esposito “lo Scognato”. Il clan controllava droga e parcheggi abusivi.
A cura di Nico Falco
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Massimiliano Esposito "lo Scognato"
Massimiliano Esposito "lo Scognato"

Quando gli agenti della Squadra Mobile sono arrivati a casa sua, di Massimiliano Esposito non c'era nessuna traccia: si era già volatilizzato, fuggito chissà dove. "Lo Scognato", ritenuto dall'Antimafia il capo del clan Esposito-Nappi di Bagnoli, è destinatario di due ordinanze di misura cautelare: la prima è quella a carico di 13 persone in totale e relativa al clan, la seconda è invece per omicidio: sarebbe stato il mandante dell'agguato ad Antonio Ivone, ucciso nel Rione Traiano nel 2000. Il boss era stato scarcerato nel 2019, dopo 23 anni di carcere.

Blitz contro gli Esposito-Nappi di Bagnoli

L'operazione è scattata all'alba di oggi, 17 settembre, eseguita dalla Polizia di Stato su delega della Procura, in esecuzione dell'ordinanza emessa dal gip su richiesta della Dda locale. Tra i destinatari, oltre a Massimiliano Esposito, ci sono i due figli, Cristian e Massimiliano Junior, e la moglie, Maria Matilde Nappi, tutti già detenuti. Oltre al capoclan anche un secondo indagato è riuscito a scampare alle manette ed è attivamente ricercato dalla Squadra Mobile di Napoli.

I destinatari del provvedimento sono indiziati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, detenzione di armi – comuni e clandestine – e porto il luogo pubblico delle stesse, ricettazione e favoreggiamento personale, tutti aggravati dal metodo mafioso. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dalla Squadra Mobile di Napoli (dirigente Giovanni Leuci) e dal commissariato di Bagnoli, hanno ricostruito l'organigramma e gli affari del gruppo che, nato dallo storico clan D'Ausilio, negli anni si è imposto nell'area di Bagnoli e Agnano forte della vicinanza con il clan Licciardi dell'Alleanza di Secondigliano.

Nelle 185 pagine di ordinanza, firmata dal gip Isabella Iaselli, vengono ricostruite le attività criminali del clan: dallo spaccio, curando sia l'approvvigionamento sia la vendita al dettaglio, alla gestione dei parcheggi abusivi a Bagnoli e nell'area dei locali notturni, con l'imposizione ai parcheggiatori di una percentuale sugli incassi, che potevano raggiungere anche i 5mila euro a serata per gruppo.

In fuga il capoclan Massimiliano Esposito "lo Scognato"

Su Massimiliano Esposito pende anche l'accusa di essere stato il mandante dell'omicidio di Antonio Ivone, ammazzato davanti ad un bar del Rione Traiano, a Soccavo, il 29 agosto 2000; secondo la ricostruzione degli inquirenti quell'agguato sarebbe da collocare in uno scontro tra il clan D'Ausilio, di cui all'epoca Esposito era già uno degli elementi di vertice, e altri gruppi criminali per il controllo delle attività illecite a Bagnoli e nell'area Flegrea.

Esposito era stato scarcerato nel giugno 2019, dopo aver scontato circa 23 anni di carcere. Per l'Antimafia, però, non aveva mai interrotto i contatti col territorio, tanto che nelle successive relazioni semestrali viene indicato come a capo del clan, retto in sua assenza dalla moglie. Il suo ritorno a Bagnoli aveva rappresentato uno scossone per gli equilibri criminali, ed aveva portato, in particolare, allo scontro col gruppo di Alessandro Giannelli (anche lui oggi detenuto), con roccaforte nella vicina Cavalleggeri.

La raccolta dei consensi c'era stata anche durante il lockdown: diversi pregiudicati legati al gruppo dello "Scognato" avevano organizzato raccolte di beneficenza, ponendo come riferimento la famiglia Esposito-Nappi per chi avesse avuto bisogno. Nell'ottobre 2020 Esposito era stato nuovamente arrestato, irreperibile dal luglio precedente, quando si era sottratto alle prescrizioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

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