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Blitz anticamorra a Napoli contro i clan De Micco e De Martino, 60 arresti a Ponticelli

Ponticelli e Napoli Est assediata dalle forze dell’ordine: per il blitz anticamorra in campo 350 poliziotti, disarticolati i “Bodo” e gli “XX”, legati ai Mazzarella.
A cura di Nico Falco
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Blitz all'alba di oggi, 3 ottobre, contro la camorra di Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli: in campo 350 operatori della Polizia di Stato, per l'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 60 persone, ritenute inquadrate nei clan attivi tra il quartiere e i Comuni immediatamente limitrofi. L'operazione arriva dopo le indagini della Squadra Mobile che, tra il 2021 e il 2022, hanno ricostruito organigrammi e attività del cartello composto dai De Micco, ovvero i "Bodo", e i De Martino, alias gli "XX", espressione del clan Mazzarella. I destinatari del provvedimento sono accusati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al furto, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, possesso ingiustificato di armi e ordigni esplosivi, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, furto e ricettazione.

Gli scontri tra i clan De Luca Bossa e i De Micco-De Martino

L'ordinanza di custodia cautelare, eseguita con personale del commissariato Ponticelli, è stata emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ed è arrivata a seguito delle indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci). Il clan De Luca Bossa, espressione dell'Alleanza di Secondigliano insieme alle famiglie Minichini, Casella, Aprea e Cuccaro, secondo gli investigatori aveva assunto un ruolo predominante a Ponticelli a seguito della contrapposizione armata tra il clan D'Amico (i Fraulella) e i De Micco che, nel corso degli anni, aveva portato a diversi omicidi e fatti di sangue, tra cui l'assassinio della donna boss Nunzia D'Amico "la passilona".

In questo contesto la famiglia De Martino, parzialmente disarticolata dalle inchieste giudiziarie, avrebbe dovuto accettare un'alleanza coi De Luca Bossa per la spartizione delle attività illecite sul territorio. Il patto si sarebbe però ben presto incrinato, portando a una nuova scia di sangue, alimentata anche dalla scarcerazione di esponenti di spicco di entrambe le fazioni.

Tra gli episodi che, secondo gli inquirenti, hanno determinato la rottura dell'accordo, c'è il tentato omicidio di Luigi Aulisio, del clan Casella, oltre a un tentativo di estorsione ai danni dei gestori di una piazza di spaccio del rione De Gasperi di Ponticelli riconducibile ai De Luca Bossa. Nella nuova contrapposizione sarebbero da inquadrare i numerosi attentati dinamitardi registrati negli anni scorsi nella periferia Est di Napoli.

Droga, armi e controllo delle case popolari a Ponticelli

Il cartello De Micco-De Martino, hanno ricostruito gli inquirenti, era in grado di occuparsi dell'intera filiera dello spaccio di droga, dall'approvvigionamento di grosse quantità di stupefacenti (cocaina, crack, marijuana e hashish) allo smercio al dettaglio. Nel corso dell'indagine sono stati sequestrati circa 200 chili di droga, un laboratorio per la raffinazione e il confezionamento del crack e un locale dove venivano stoccati e preparati altri tipi di stupefacenti.

Il gruppo aveva inoltre disponibilità elevata di armi da fuoco, comuni e da guerra, di ordigni da guerra e rudimentali e aveva locali appositamente attrezzati per la manutenzione delle armi. In particolare, le forze dell'ordine hanno individuato e sequestrato un locale in largo Claudio Molinari, nel cosiddetto "grattacielo di Ponticelli", adibito alla conservazione e alla manutenzione di armi di grosso calibro. Nell'appartamento erano stati sequestrati, oltre ad armi e munizioni, anche arnesi per la pulizia e la lubrificazione e un ordigno da softair modificato per diventare micidiale. Altre bombe, da guerra, sono state sequestrate in altri due covi, nella zona del Rione Fiat e nelle "Case di Topolino".

Il gruppo criminale gestiva anche il racket degli alloggi popolari, affidando le abitazioni a persone compiacenti e dietro il corrispettivo di denaro, che oscillava tra i duemila e i cinquemila euro a seconda di quanto la famiglia fosse "gradita". Gli inquilini dei comprensori popolari erano poi obbligati, tramite minacce, a pagare determinate ditte legate al clan per le attività di pulizia delle aree comuni.

Trovati i libri contabili del clan

Il clan era specializzato anche nelle estorsioni con la tecnica del "cavallo di ritorno": le indagini hanno dimostrato che alcuni degli indagati si occupavano di furti di automobili e motocicli che poi venivano restituiti ai proprietari dietro il pagamento di grosse somme di denaro. I proventi del gruppo criminale sono stati ricostruiti anche grazie al sequestro di alcuni libri contabili del clan. Nello specifico, sono state trovate le annotazioni riguardanti le piazze di spaccio (con anche nomi e soprannomi dei singoli spacciatori) e la pulizia degli alloggi popolari.

Gratteri: "Adesso i cittadini sono più liberi"

In conferenza stampa, Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, ha commentato l'operazione dicendo che "non c'è più il totale controllo del clan De Micco-De Martino nei quartieri di Napoli Est" e che, adesso, "i cittadini sono più liberi". In merito alla gestione delle case popolari, il procuratore ha detto: "È un problema vecchio e annoso che riguarda tutte le città, Napoli, Palermo, Catania ma anche Milano". Il fenomeno rappresenta, ha aggiunto, "una ostentazione del potere criminale. Intervenire è importante, è un segnale di libertà. I mafiosi non possono controllare il territorio. Poi vedremo che non si è occupato di gestire correttamente l'assegnazione delle case popolari, il coraggio non si vende al supermercato".

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