Bimbo ucciso di botte a Cardito, l’ergastolo al patrigno confermato anche dalla Cassazione
Confermato dalla Corte di Cassazione l'ergastolo per Tony Essobti Badre, il patrigno di Giuseppe Dorice, il bimbo di 7 anni ucciso di botte il 27 gennaio del 2013 a Cardito, nell'hinterland di Napoli. Si chiude così la vicenda che vide la morte del piccolo e il ricovero, sempre per botte, della sorellina maggiore, per la quale Badre era stato condannato per tentato omicidio. Anche nel terzo grado di giudizio, dunque, per l'uomo è stata confermata la condanna all'ergastolo, che dunque diventa definitiva.
La morte del piccolo Giuseppe sconvolse l'intera comunità di Cardito, e riempì le pagine dei giornali di tutta Italia per la sua efferatezza. Il bambino venne colpito violentemente con pugni, schiaffi, perfino con un bastone: le gravissime ferite riportate alla testa lo portarono prima al coma e poi al decesso. Dall'autopsia, il medico legale stabilì che le ferite furono così gravi che il piccolo non sarebbe sopravvissuto neanche in caso di soccorsi immediati. Anche la sorellina, di pochi anni più grande di Giuseppe, venne percossa brutalmente: ma dopo un lungo ricovero, i medici riuscirono a salvarla. L'uomo, durante i vari gradi di giudizio, ha sempre detto che non voleva uccidere il figliastro. "Non so cosa sia scattato nel mio cervello. È scattato il buio”, scrisse in una lettera ai giudici e letta durante una delle udienze del processo d'Appello. Ma non bastò a convincere la corte e i giudici, che per lui hanno sempre inflitto la pena dell'ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio. Già in primo grado era emersa una particolare efferatezza nel delitto, con i giudici che parlarono di "spettacolo dell'orrore".