Bimbo ucciso di botte a Cardito dal patrigno, l’avvocato: “Incapace di intendere per la droga”
La morte di Giuseppe Dorice, il bambino di Cardito ucciso a calci, pugni e con un bastone a Cardito, non costituirebbe un omicidio volontario ma un omicidio con colpa cosciente o un omicidio preterintenzionale. A chiederlo è l'avvocato Pietro Rossi, che difende Tony Essobti Badre, patrigno del bimbo ed ex compagno della madre, Valentina Casa. Il giovane è stato condannato all'ergastolo, mentre la donna a sei anni per maltrattamenti in concorso; secondo il legale la riqualificazione dovrebbe comprendere anche l'esclusione delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Il piccolo Giuseppe, sette anni, fu massacrato nella sua casa di Cardito nel gennaio 2019, ultimo episodio di una lunga storia di maltrattamenti e percosse che vedeva vittime anche le sorelline di 8 e 4 anni. Per l'avvocato Rossi il 26enne va considerato parzialmente incapace di intendere e di volere perché i suoi comportamenti sarebbero stati compromessi dall'utilizzo cronico di stupefacenti, che assumeva quotidianamente e in grandi quantità. In buona sostanza, Badre non sarebbe stato in condizioni di rendersi che le lesioni avrebbero potuto uccidere il bambino e quindi l'accusa di omicidio volontario, per cui è stato condannato all'ergastolo, sarebbe sproporzionata.
Badre aveva ammesso di fumare anche una ventina di spinelli al giorno (e di fare uso di cocaina in occasione di festività) e aveva raccontato di avere assunto droga anche quella mattina del 27 gennaio 2019. Gli inquirenti hanno poi ricostruito che, dopo il feroce pestaggio, Badre era uscito di casa per comprare una pomata per il piccolo e, dopo averla lasciata alla sorella, era andato a casa della madre per fumare un altro spinello in tranquillità. A far scattare il pestaggio quella mattina sarebbe stata la rottura accidentale di un mobile da parte dei bambini; Badre si accanì su Giuseppe e sulla sorellina più grande picchiandoli a mani nude e con una mazza di scopa.