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Bimbo ucciso da due pitbull a Eboli: proprietari indagati per omicidio colposo, inchiesta chiusa

Si procede per omicidio colposo nei confronti dei due proprietari dei pitbull che, ad aprile, hanno ucciso un bambino di 13 mesi a Campolongo, frazione di Eboli (Salerno).
A cura di Nico Falco
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È stata chiusa l'indagine sulla morte del bambino di 13 mesi sbranato da due pitbull il 21 aprile scorso a Campolongo, frazione di Eboli (Salerno): inizialmente erano indagati anche la madre del piccolo e un suo familiare, ma si è deciso di procedere esclusivamente nei confronti dei proprietari dei cani, un 38enne e una 32enne. I genitori del bambino sono stati identificati come persone offese nel procedimento. L'avviso di conclusione delle indagini, firmato dal pm titolare del fascicolo, Alessandro di Vico, è stato notificato alla coppia ieri, 6 dicembre. L'accusa è di concorso in omicidio colposo.

Il piccolo era stato improvvisamente aggredito nel giardino davanti all'abitazione dei due indagati, in via Santorre di Santa Rosa. I cani, secondo il racconto dei testimoni, lo avrebbero subito azzannato e a niente sarebbero valsi i tentativi di difesa della madre e dello zio, rimasti feriti; in pochi istanti il bimbo era stato ucciso, inutile qualsiasi tentativo di soccorso. L'autopsia aveva rilevato ferite letali alla nuca e sul corpo e delle fratture alla colonna vertebrale. Circa un mese dopo, la decisione sui due pitbull: escluso l'abbattimento, si è scelto per la rieducazione.

Alla coppia, anticipa il quotidiano "La Città", viene contestata sia la "colpa generica" che quella "specifica". La prima consisterebbe nella «negligenza ed imprudenza» mostrate nell'avere affidato i due pitbull alla mamma del bimbo e ai suoi zii, ritenuti «persone del tutto inidonee a occuparsi di cani così pericolosi e violenti». La "colpa specifica", invece, è stata individuata nell'omessa custodia dei cani. I due, si legge nella ricostruzione del magistrato, «omettendo di prestare le debite cautele nella custodia dei cani e consentendo che circolassero liberi, determinavano il sinistro nel quale rimaneva coinvolto Francesco Pio, che veniva improvvisamente aggredito dagli animali e subiva gravissime lesioni che ne determinavano la morte».

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