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Morte di Samuele, 3 anni, giù dal balcone a Napoli

Bimbo precipitato a Napoli: convalidato il fermo per Cannio, parziali ammissioni sull’omicidio

Il gip di Napoli Valentina Gallo ha convalidato il fermo per Mariano Cannio, il 38enne accusato dell’omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di 3 anni morto dopo essere precipitato dal balcone della sua casa, al terzo piano di un edificio in via Foria, nel cuore di Napoli. Cannio avrebbe reso parziali ammissioni al giudice.
A cura di Valerio Papadia
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È stato convalidato il fermo per Mariano Cannio, l'uomo di 38 anni accusato dell'omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di soli tre anni morto dopo essere precipitato dal balcone della sua abitazione, al terzo piano di un edificio in via Foria, nel cuore di Napoli, lo scorso 17 settembre. Il gip del Tribunale di Napoli, Valentina Gallo, ha deciso per la convalida del fermo: proprio questa mattina Cannio è comparso in udienza davanti al magistrato e dal 38enne sarebbero arrivate parziali ammissioni riguardo l'omicidio del bambino, che al momento del fermo, avvenuto sabato scorso, aveva invece fortemente negato.

La tragedia in via Foria e il fermo di Cannio

Il dramma del piccolo Samuele e della sua famiglia si consuma nella mattinata di venerdì 17 settembre, quando il bambino, tre anni, precipita improvvisamente dal balcone della casa nella quale vive con i genitori, in via Foria, all'angolo con via Piazzi, non molto lontano dalla Stazione Centrale di Napoli. Nonostante il tempestivo arrivo dei sanitari, per il piccolo non c'è stato nulla da fare: sulla morte di Samuele è stata aperta immediatamente una inchiesta e sulla salma è stata disposta l'autopsia.

Nelle ore successive alla tragedia, però, gli uomini della Squadra Mobile di Napoli fermano un uomo, il 38enne Mariano Cannio, che nella casa della piccola vittima svolge lavori da domestico: per gli inquirenti, infatti, il parapetto del balcone è troppo alto perché un bambino di soli tre anni abbia potuto scavalcare. Sottoposto a fermo sabato 18 settembre, Cannio nel primo interrogatorio aveva confermato la sua presenza in casa al momento della morte di Samuele, negando però fermamente di averlo gettato di sotto.

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