Bimbo lanciato dal balcone a Napoli, Mariano Cannio il 4 maggio a processo: è capace di intendere e volere
Giudizio immediato per Mariano Cannio, il collaboratore domestico di 38 anni accusato di aver ucciso il piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni, lanciandolo dal balcone di casa a via Foria, mentre la mamma era chiusa in bagno per un malore. Il processo inizierà il 4 maggio prossimo davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Napoli.. Questa la decisione del giudice per le indagini preliminari di Napoli, Valentina Gallo, che ha accolto la richiesta della Procura – sostituti procuratori Vincenza Marra e Barbara Aprea – del 28 febbraio sulla base dell'incidente probatorio disposto per accertare lo stato di salute mentale dell'indagato.
Le perizie hanno accertato che il 38enne è capace di intendere e di volere. Gli accertamenti si sono svolti nello scorso novembre durante le visite nel carcere dove l'uomo è detenuto, vi hanno preso parte il perito nominato dal giudice e i due consulenti di parte designati dagli avvocati Domenico De Rosa, che assiste i genitori del bambino, e Mariassunta Zotti, legale di Cannio. Il 38enne deve rispondere di omicidio aggravato in quanto commesso in maniera tale da ostacolare la privata difesa – la mamma di Samuele era in casa ma in bagno per un malore – e in relazione al fatto che la vittima è un minore di 18 anni.
La tragedia risale al 17 settembre dello scorso anno. Samuele cadde dal balcone di casa sua, al quarto piano di un palazzo in via Foria. Inizialmente si era pensato ad un incidente, ma diversi elementi dubbi indussero gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli (diretta da Alfredo Fabbrocini) ad approfondire la vicenda, tra questi, l'altezza della ringhiera: un bambino non sarebbe mai riuscito a scavalcarla approfittando di un momento di disattenzione degli adulti. Successivamente la madre riferì che in quegli istanti era in casa anche un giovane della zona che prestava servizio in diverse abitazioni come domestico.
Il 38enne si era allontanato subito dopo la morte del bambino. Fu trovato in serata a casa sua, i poliziotti lo stanarono con uno stratagemma dopo aver suonato inutilmente al campanello: infilarono una bolletta sotto l'uscio e, quando la videro scomparire all'interno, ebbero la prova che c'era qualcuno in casa. Cannio rese dichiarazioni confuse, ma sostanzialmente confermò di aver preso in braccio Samuele e di averlo lasciato cadere dal balcone, uccidendolo. Inizialmente disse di aver perso l'equilibrio per un malore e di avere per questo allentato la presa, ma per i giudici si era trattato di un gesto volontario anche se il movente non è mai stato chiarito.