Bimbo di 2 anni morto annegato a Torre del Greco, l’autopsia: “Morto per soffocamento”
Non è morto annegato, ma soffocato. Francesco, il bimbo di due anni e mezzo che lo scorso 2 gennaio venne recuperato privo di vita in mare e per la cui morte è stata arrestata la madre Adalgisa Gamba, accusata di averlo ucciso, sarebbe stato soffocato "attraverso l'occlusione di naso e bocca", stando a quanto ricostruito dal consulente della Procura di Torre Annunziata delegato all'esame autoptico del bambino. La posizione della madre, dunque, rischia di cambiare nelle prossime ore: la donna è già in carcere da sei mesi, e tutte le istanze di scarcerazione presentate sono state finora respinte. "Le indagini non sono ancora terminate e l'ipotesi accusatoria iniziale è stata clamorosamente smentita", ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato Michele Coppola, legale della donna.
L'autopsia: non annegamento ma soffocamento
I risultati dell'autopsia mostrerebbero dunque filamenti di cellulosa vegetale nei polmoni e nei bronchi del piccolo, forse compatibili con i resti di un fazzoletto di carta. Non ci sarebbero invece segni di violenza esterna sul naso e sulla bocca, tipici dei casi di annegamento volontario quando il responsabile le tappa proprio per soffocarla in mare. Dunque, non l'annegamento ma il "soffocamento attraverso l'occlusione di naso e bocca", come scrive il perito degli inquirenti. La posizione della donna, che non ha mai confessato l'omicidio del figlio, rischia di cambiare nei prossimi giorni. "Ci sono diversi punti oscuri rispetto al quadro ipotizzato dalla Procura", fa sapere l'avvocato della donna, "L'esame autoptico del medico legale afferma come sia accampabile l'ostruzione degli orifizi respiratori, naso e bocca, tuttavia, non c'è allo stato alcun elemento che concretamente possa indicare che sia avvenuto un soffocamento da parte della madre".
La vicenda lo scorso 2 gennaio
Secondo le ricostruzioni delle forze dell'ordine, quella sera del 2 gennaio la donna era uscita di casa col bambino ed è andata verso il mare, nei pressi del Lido La Scala che si trova a ridosso del confine tra Ercolano e Torre del Greco: lì, dopo circa due ore, alcuni ragazzi si sono avvicinati a lei attirati dalle urla improvvise, trovando il bambino già morto in mare. Non è chiaro cosa sia accaduto in quelle due ore, né la donna è stata in grado finora di raccontarlo con precisione: agli inquirenti ha spiegato solo che il piccolo le sarebbe sfuggito di mano e sarebbe entrato in acqua senza che lei riuscisse a fermarlo. Accusata di omicidio volontario aggravato, è in carcere da sei mesi: secondo gli inquirenti, avrebbe ucciso il figlio perché credeva fosse autistico dopo aver cercato i "sintomi" su internet. Sindrome di autismo che, tuttavia, non era mai stata riscontrata nel piccolo da alcun medico.