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Morte di Samuele, 3 anni, giù dal balcone a Napoli

Bimbo cade dal terzo piano a Napoli, Cannio davanti al gip per la morte del piccolo Samuele

Si è tenuta questa mattina l’udienza di convalida per il fermo di Mariano Cannio, il 38enne accusato per la morte del piccolo Samuele, il bimbo di 3 anni precipitato dal balcone di casa sua venerdì scorso: la pronuncia potrebbe arrivare nel pomeriggio, visto lo stato psichiatrico dell’indagato non è escluso che si proceda con un incidente probatorio con perizia medica.
A cura di Nico Falco
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Si è tenuta questa mattina l'udienza di convalida del fermo di Mariano Cannio, il 38enne sottoposto a fermo per la morte del piccolo Samuele, il bambino di tre anni caduto dal terzo piano di un palazzo del centro di Napoli nella tarda mattinata di venerdì scorso, 17 settembre. L'uomo è stato ascoltato per un'ora e mezza dal gip, che dovrebbe pronunciarsi nel pomeriggio e decidere se confermare il provvedimento o annullarlo ed eventualmente applicare una misura cautelare. Inizialmente a Cannio era stato assegnato un avvocato d'ufficio, ma l'uomo ha revocato l'incarico e ha scelto la penalista Mariassunta Zotti. La legale, davanti al carcere di Poggioreale, ha riferito di non voler "riferire dettagli sulle dichiarazioni rese dall'assistito", in quanto "sono coinvolte famiglie che stanno soffrendo e non intendiamo speculare su questa triste vicenda". Alla luce dello stato psichiatrico dell'indagato non è escluso che venga chiesto un incidente probatorio con perizia medica.

Il 38enne era stato individuato dalla Squadra Mobile nel pomeriggio di venerdì, quando la madre del piccolo, che inizialmente aveva detto di essere da sola in casa al momento della tragedia, aveva invece accennato alla presenza del 38enne, che da una decina di anni lavorava presso la famiglia come collaboratore domestico. Cannio, che soffrirebbe di disturbi mentali, si occupava delle pulizie in numerose case e negozi della zona, dove era molto conosciuto. Durante il primo l'interrogatorio il 38enne aveva ammesso di avere preso in braccio il bambino ma aveva negato di averlo lanciato nel vuoto e non era stato in grado di spiegare in che modo fosse caduto. Il fermo era scattato nel tardo pomeriggio con l'accusa di omicidio. La tragedia ha sconvolto il quartiere, dove la famiglia della piccola vittima è molto conosciuta anche perché i nonni gestiscono un negozio di articoli militari e da campeggio proprio nei pressi dell'abitazione, su via Foria, all'angolo con via Piazzi. In un primo momento l'ipotesi ritenuta maggiormente verosimile era quella dell'incidente, di una caduta accidentale dopo che il piccolo si era arrampicato sulla ringhiera.

A far nascere i primi sospetti, però, avevano raccontato fonti qualificate a Fanpage.it, era stato proprio quel parapetto: troppo alto perché un bambino di quell'altezza riuscisse in pochi istanti a scavalcarlo. Da qui l'ipotesi del coinvolgimento di un adulto e, dalle successive dichiarazioni della madre, si è arrivati a Cannio, rintracciato intorno alle 22 in strada. Restano però diversi i punti oscuri della faccenda: secondo questa ricostruzione Cannio, dopo la morte del bambino, si sarebbe allontanato dall'abitazione senza che nessuno facesse caso a lui e per diverse ore nessuno aveva parlato della sua presenza in casa negli istanti della tragedia.

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