Bici elettriche dalla Cina arrivavano a Napoli smontate per sfuggire al fisco
Biciclette elettriche che venivano importate dalla Cina a Napoli facendole passare come pezzi di ricambio e che invece erano semplicemente smontate: un trucco, secondo le indagini della Guardia di Finanza, per aggirare i controlli e soprattutto i dazi doganali, frodando così il fisco italiano e per cifre da capogiro. Sequestrati quest'oggi ben 13 milioni di euro nei confronti di quattro società e due persone, risultate essere uno il rappresentante legale e l'altro amministratore delegato delle stesse. Il tutto serviva a frodare in primis i dazi antidumping imposti sulle importazioni di e-bike dalla Cina.
Cosa sono i dazi antidumping
Un dazio antidumping è un meccanismo di "difesa" che uno Stato adotta per fronteggiare il dumping, una pratica che vede la vendita all'estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno. Accade tipicamente quando imprese che operano in regimi di quasi-monopolio sul mercato interno nazionale vendono all'estero la medesima merce a prezzi superiori al costo, godendo al contempo di una protezione doganale che impedisca l'arrivo dall'estero di prodotti più economici nel proprio mercato di riferimento. Questo fenomeno, il dumping appunto, genera dunque un fenomeno opposto nei paesi stranieri dove arriva questa merce: un dazio antidumping che si applica facendo aumentare così il prezzo del prodotto, diventando dunque una sorta di barriera doganale "difensiva".
Sequestrati 13 milioni di euro
Le indagini sono durate due anni circa e riguardava anche società-filtro, alcune delle quali con una falsa origine turca. Sequestrati circa 13 milioni di euro alle società e alle persone coinvolte: sequestrate anche le biciclette elettriche ritrovate nei container, smontate per "eludere" i controlli e classificate come semplici "pezzi di ricambio". Ma in realtà sarebbero state riassemblate e vendute come bici elettriche vere e proprie, frodando così il fisco e le leggi anti-dumping.