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Il barista disperato vende il suo locale a pezzi: “Il Covid ha ucciso anche me”

Enrico ha aiutato il figlio Angelo di 25 anni ad aprire un bar nel Napoletano investendo tutti i suoi risparmi. Purtroppo, a causa della pandemia causata dal Covid-19, dopo i primi tre mesi di lockdown il bar è andato in sofferenza e Angelo non è più riuscito a pagare l’affitto. Ora, il drammatico epilogo: i due stanno vendendo a pezzi quel che resta dell’attività commerciale.
A cura di Carmine Benincasa
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Enrico nel 2019 ha aiutato il figlio Angelo di 25 anni ad aprire un bar a Sant'Antimo, in provincia di Napoli, proprio dinanzi all'ufficio delle Poste. Lo ha aiutato coi lavori di ristrutturazione e ha investito tutti i risparmi per dare un futuro al figlio che da poco si era sposato e l'aveva reso nonno. Purtroppo, a causa della pandemia causata dal Covid-19, dopo i primi tre mesi di lockdown il bar è andato in sofferenza e Angelo non è più riuscito a pagare l'affitto.

Dopo 4 mesi di affitto, il proprietario gli ha inviato una lettera di sfratto. Il figlio, a causa della crisi economica che stava affrontando, in tribunale durante l'udienza di sfratta, si è presentato senza avvocato perché non riusciva a pagarselo e lo sfratto è stato intimato entro la fine di giugno di 2021.  I debiti per le utenze elettriche e le altre spese hanno fatto il resto. Oggi Enrico sta smembrando il suo bar vendendo ciò che si può ancora vendere per racimolare qualcosa e aiutare ancora il figlio Angelo a dare da mangiare alla sua famiglia, ma ciò che potrà recuperare saranno: «Massimo 2 o 3mila euro».

La macchina del caffè è stata restituita perché in leasing, le ultime bottiglie di liquori venduti a qualche bar vicino e nei prossimi giorni venderà anche i frigoriferi, lavastoviglie e ciò che resta. Enrico ai microfoni di Fanpage.it ha dichiarato: «Non sappiamo come andare avanti e se domani qualcuno mi proponesse di andare a rubare, purtroppo gli direi di si».

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