Banco di Napoli, una storia lunga cinque secoli intrecciata con la città
Nel cuore di Napoli sorgeva il Banco di Napoli, istituzione finanziaria che ha intrecciato le sue radici con la storia dei vicoli della città. Napoli e il suo Banco sono legati da un rapporto lungo secoli: fondato nel 1539 è una delle banche più antiche del mondo. Ha svolto un ruolo cruciale nell'economia della città, finanziando imprese, sostenendo commercianti, poveri e facilitando gli scambi degli emigrati. La banca ha visto la città attraversare epoche di prosperità e difficoltà, restando un punto di riferimento soprattutto per il popolo.
Sebbene BancoNapoli non esista più (oggi dopo varie vicissitudini fa parte del gruppo Intesa) questo scambio continua attraverso la Fondazione Banco di Napoli, il suo archivio storico e il suo museo Il Cartastorie, mantenendo così viva la tradizione di solidarietà e supporto reciproco.
Paola Avallone, ricercatrice in Storia Economica e dirigente di Ricerca del CNR presso l’Istituto di Studi sul Mediterraneo (ISMed), raggiunta da Fanpage.it ha ripercorso la storia del Banco di Napoli, soffermandosi sugli aspetti fondamentali che fecero la fortuna di questa istituzione economica, chiarendo poi qualche punto che, negli anni, è stato contaminato dal folklore.
Dottoressa perché il Banco di Napoli viene considerata la più antica istituzione bancaria d'Europa?
Non si devono confondere le attività che facevano i Medici a Firenze, per esempio, o i Fugger in Germania, perché erano dei banchieri privati. Svolgevano attività di carattere mercantile e cui avevano affiancato l’attività bancaria. I banchi pubblici napoletani datati alla fine del Cinquecento, progenitori del Banco di Napoli, nascono come istituzioni pubbliche a fianco, e per conto, di istituzioni assistenziali, che aiutavano il pubblico, che avevano la fiducia del pubblico e che avevano avuto autorizzazione dal governo a poter fare banca.
Dunque una cosa erano i banchieri privati che stavano anche a Napoli nel ‘500, e una cosa erano le istituzioni bancarie come i banchi. Il Banco di Napoli deve essere considerato il più antico d'Europa, se non del mondo, in quanto i banchi pubblici erano sorti a Napoli già nel XIII secolo, come l’Ospedale di Sant'Eligio da cui nascerà il Banco di S. Eligio, o l’Ospedale e la Casa Santa dell’Annunziata del XIV secolo che darà vita al Banco dell’Annunziata.
Allora perché la nascita del Banco di Napoli viene fatta risalire al 1539?
A via Toledo sulla facciata di quella che era la sede del Banco di Napoli, palazzo Piacentini, a sinistra c'è scritto 1539 dall'altro lato 1939, anno in cui fu costruito in piena epoca fascista. La data del 1539 fu scolpita perché si voleva ricordare al popolo napoletano che il Banco di Napoli aveva origine dal Monte di Pietà. Ci sono stati poi degli studi che hanno fatto risalire la fondazione del Banco di Napoli ancora più indietro, alla seconda metà del Quattrocento, ovvero all’ospedale dell'Annunziata, che ancora oggi esiste.
In effetti quell’antica istituzione già faceva una minima attività di deposito di moneta metallica, così come la facevano i notai e i mercanti dell’epoca. In sostanza a chi chiedeva di conservare nei suoi forzieri il proprio denaro veniva consegnato un attestato chiamato fede di deposito, che – come dice la parola stessa – attestava l’avvenuto deposito di quella quantità e quel tipo di denaro. Quella fede aveva un valore solo per chi aveva depositato la propria moneta.
Anche il Monte di Pietà, nato appunto a Napoli nel 1539, offriva questo tipo di servizio al pubblico. La svolta si ebbe intorno agli anni ‘70 del XVI secolo, quando il Monte di Pietà ebbe autorizzazione che le sue fedi di deposito circolassero al posto della moneta metallica con la “girata”. A questo punto la fede di deposito si trasformò in fede di credito, paragonabile al nostro assegno circolare.
Le fedi di credito divennero delle vere e proprie monete cartacee che sostituirono la moneta metallica e fecero la fortuna di questi banchi a cominciare proprio dal Monte e Banco della Pietà.
Perché furono fondamentali le fedi di credito per la storia del Banco di Napoli?
Questa fede di credito ebbe fortuna perché lo Stato sapeva che poteva accedere ai depositi di queste istituzioni ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno, chiedendo denaro in prestito a tassi di interesse molto contenuti o addirittura gratuitamente. In questo modo si evitava di aumentare le tasse.
Dall'altro lato queste istituzioni assistenziali, che chiesero di fare banca, avevano bisogno di soldi per andare incontro alla gente, per fare beneficenza, ma il patrimonio che avevano accumulato non bastava più. Pensavano che raccogliendo i depositi delle persone, quindi avendo dei soldi nelle proprie casse e sostituendoli con fedi di credito, potevano continuare ad utilizzare questi soldi per aumentare i loro servizi assistenziali.
E da qui come si arriva alla fondazione di un unico Banco?
Per capire esattamente come si arriva al Banco di Napoli, andiamo per gradi. Nel ‘500 esistevano sette istituzioni assistenziali: ‘l'ospedale di Sant'Eligio', ‘l'ospedale dell'Annunziata', ‘l'Ospedale degli Incurabili', ‘l'ospedale di San Giacomo e Vittoria', ‘il Conservatorio dello Spirito Santo', ‘il Monte della Pietà' e ‘il Monte dei Poveri'.
Le prime cinque erano ospedali, aiutavano le persone che erano in difficoltà fisica e spirituale, aiutavano i poveri con elemosine, aiutavano le figlie delle prostitute a evitare il marciapiede; le altre due, il Monte di pietà e il Monte dei poveri, offrivano prestiti su pegno gratuiti. Erano istituzioni di beneficenza, ma restavano istituzioni laiche, che si distinguevano dalla Chiesa, amministrate appunto da laici appartenenti alla nobiltà o all'alta classe mercantile.
In quello stesso periodo Napoli era una grande città, era la terza grande città dopo Parigi e Londra, per numero di popolazione ma anche per il giro di affari. La città si stava popolando anche di molti poveracci che venivano dalle altre province del Regno senza avere lavoro e avevano bisogno di aiuti, si rivolgevano quindi a queste istituzioni. Prima il Monte della Pietà e poi le altre istituzioni, a cui ho accennato, ricevettero l’autorizzazione statale a poter accettare depositi di moneta contante e emettere fedi di credito. Nacquero dunque il Banco della Pietà, il Banco dell’Annunziata, il Banco di S. Eligio, il Banco del Popolo, il Banco dello Spirito Santo, il Bano di San Giacomo e Vittoria e il Banco dei Poveri
Ma come funzionavano le fedi di credito?
Funzionavano proprio come degli attuali assegni circolari. Ad esempio una persona che aveva aperto un “conto corrente” presso il Banco di Sant'Eligio, cioè aveva depositato 100 ducati, riceveva un pezzo di carta con su scritto che era creditore di quel Banco per quella cifra, cioè la fede di credito.
Ma se ad un certo punto doveva acquistare qualcosa, ad esempio dell’olio, anzichè andare a prelevare quella somma in contanti, pagava con la fede di credito, ossia la “girava” al venditore d’olio, scrivendo sulla fede a chi la girava e le motivazioni. Il nuovo possessore della fede, a sua volta, poteva andare presso il Banco di S. Eligio a incassare la moneta contante oppure, se aveva un suo conto corrente, poteva farsi accreditare quella somma.
Quindi ognuna di queste istituzioni assistenziali aprì il rispettivo banco che, nel frattempo, fecero fortuna. Ma perchè?
Come ho detto, anche a Napoli c'erano i banchieri privati, come i Medici a Firenze. Tra le tante attività, prestavano soldi alla Regia Corte o alla Città di Napoli. Ma, a causa di varie vicende politico-economiche, la Corte non riusciva a restituire tutto e, anche per altri investimenti sbagliati, i banchieri privati si ritrovavano le casse vuote e non potevano restituire i soldi. Quindi molti di di loro si diedero alla fuga.
La gente, venuta a conoscenza di questa situazione, anziché andare a depositare nelle casse di questi banchieri privati, preferirono questi nuovi banchi che erano nati da istituzioni di beneficenza nelle quali il popolo napoletano riponeva grande fiducia.
Come si arriva al Banco di Napoli?
Questi banchi, che nel 1640 divennero otto, con l’aggiunta del Banco del Salvatore, per poi ritornare ad essere sette agli inizi del ‘700 con la chiusura definitiva del Banco dell’Annunziata, alla fine del XVIII secolo, dopo la rivoluzione partenopea nel 1799 e l’arrivo dei francesi, furono fusi tra di loro dando vita al Banco Nazionale delle due Sicilie, che, con il ritorno dei Borbone nel 1815 assume il nome di Banco delle due Sicilie che, a sua volta, nel 1861 prende il nome di Banco di Napoli. Ecco la linea tra del Banco di Napoli con questi antichi banchi.
Ma intanto nel 1861 fu fatta l'Italia, cosa succede dopo l'Unità?
Dopo l'Unità d'Italia ovviamente c'è il problema di ristabilire l'ordine da un punto di vista monetario e si decide di non togliere al Banco di Napoli la caratteristica dell’emissione delle fedi di credito, perché raggiungevano tutto il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno rispetto agli altri stati italiani preunitari, era molto più ampio. Questa caratteristica la manterrà fino al 1926 anno in cui, con una nuova legge bancaria, l'emissione della carta moneta viene monopolizzata dalla Banca d'Italia e il Banco di Napoli diventa istituto di diritto pubblico. Poi nel 1990 perde anche questa caratteristica e diventa società per azione con la legge Amato, con la quale vengono create le fondazioni bancarie, quindi ‘Fondazione Banco di Napoli'. Il Banco di Napoli Spa svolgerà solo attività bancaria, mentre la Fondazione avrà nel suo statuto il mantenimento del prestigioso Archivio Storico del Banco di Napoli che conserva tutte le carte contabili degli antichi Banchi pubblici, oggi dichiarato anche Patrimonio Unesco, e fare una serie di attività culturali e di beneficenza legate al territorio. La Fondazione in questo modo continua a mantenere le sue caratteristiche originali legate a quella che erano dei banchi pubblici napoletani e le istituzioni madri.
Il Banco di Napoli 1861 fino al 1926 stampava anche la Lira?
Le lire stampate dal Banco di Napoli erano in sostanza fedi di credito, in concorrenza con le lire stampate sotto altra forma cartacea dalle altre banche di emissione dell’epoca. Quindi non stampava le banconote in realtà, ma solo fedi di credito, usate come se fossero banconote.
Dottoressa ma è vera questa storia che Garibaldi ha depredato le casse del Banco di Napoli, si può sfatare questo mito?
In realtà ci fu una sorta di prestito che venne concesso al figlio di Garibaldi, Menotti, che non restituì. Il padre quando lo venne a sapere inviò una lettera di scuse al Banco dicendo che avrebbe pensato lui a risolvere il debito del figlio. Ma l’allora governo del Banco, ricordando il ruolo di Garibaldi nella formazione dello Stato unitario, lo ringraziò e gli abbonò il prestito. Lo si potrebbe considerare come un contributo economico fatto dal Banco all’Unità d’Italia, dunque consideralo in termini positivi alla costruzione della storia del nostro Paese. Non possiamo dire come sarebbe andata a finire se il Regno delle due Sicilie non avesse aderito allo stato unitario. Una cosa è certa, è che il Banco di Napoli vive ancora nei ricordi di chi ha avuto almeno un parente che ha lavorato in questa grande istituzione e continua a vivere in quelle meravigliose carte custodite nel più grande e più antico archivio bancario, che è appunto l’Archivio Storico del Banco di Napoli.