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Bambini picchiati nell’asilo Piccole Pesti di Casapulla, condannate le mastre

Si chiude con tre condanne la vicenda dei maltrattamenti in un asilo privato di Casapulla: 3 anni e 4 mesi alla direttrice, 2 anni e 8 mesi alle due maestre.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Sono state condannate per maltrattamenti continuati su minori le tre maestre dell'asilo "Piccole Pesti" di Casapulla, in provincia di Caserta, accusate di avere picchiato i bambini e di averli ingozzati a forza; le imputate erano finite agli arresti domiciliari nel febbraio scorso, al termine di indagini avviate dai carabinieri a seguito di alcune denunce presentate dai genitori di una delle vittime.

Sono oltre dieci le famiglie che si sono costituite in giudizio. Al termine del rito abbreviato, il giudice per l'udienza preliminare di Santa Maria Capua Vetere Pasquale D'Angelo ha inflitto 3 anni e 4 mesi alla direttrice della scuola, la 47enne Francesca Merola, e due anni e otto mesi alla 28enne Valeria D'Eliseo, che al momento dell'arresto lavorava nell'asilo da poco tempo, e alla 44enne Anna Lucia Spina.

La denuncia: le bimbe imboccate a forza

I fatti contestati risalgono all'autunno del 2021, quando la madre di due bimbe che frequentano la scuola si era rivolta ai carabinieri di San Prisco per denunciare presunti maltrattamenti avvenuti sui bambini nell'asilo privato di Casapulla. La più grande delle figlie le aveva raccontato che veniva imboccata a forza dalle maestre in mensa, la donna aveva scoperto che lo stesso trattamento veniva riservato anche alla più piccola.

Gli abusi ripresi dalle telecamere nell'asilo

I militari, insieme a quelli della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, avevano così messo sotto controllo i cellulari delle tre maestre che si occupavano delle due classi e avevano installato le telecamere nella struttura.

Proprio in quelle immagini la prova dei maltrattamenti, che erano sistematici: schiaffoni, strattoni, grida, specialmente quando i bimbi facevano capricci durante i pasti. Altri elementi sono emersi dai racconti di altri genitori e dall'analisi dei telefoni cellulari e dai messaggi che le tre maestre si scambiavano su WhatsApp.

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