Baby gang strutturate come i clan: a Napoli i Sibillo e la paranza dei bambini
Non un gruppo di giovanissimi dediti a piccoli reati, ma una banda direttamente legata a un clan criminale, che dalla cosca ha ereditato il tipo di struttura interna, verticistica, e anche le modalità di azione, compreso l'obiettivo a controllare una parte del territorio. Così viene definita la paranza del clan Sibillo nella ricerca "Le gang giovanili in Italia" che, attraversando lo Stivale da Nord a Sud, traccia le caratteristiche delle principali baby gang presenti sul suolo nazionale.
Lo studio, firmato da Ernesto U. Savona, Marco Dugato ed Edoardo Villa, è stato realizzato in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Ministero dell'Interno e col Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità – Ministero di Giustizia, ed è stato presentato nel mese di ottobre 2022. In alcuni punti, ovvero quelli delle band legate alle organizzazioni criminali, trova riscontro nell'ultima mappa della camorra della Dia: nel caso dei Sibillo l'area di influenza è quella dell'omonimo clan e terreno di scontro coi Mazzarella.
Baby gang e camorra: a Napoli la paranza dei Sibillo
La ricerca individua due tipi di bande giovanili. Il primo è quello dei gruppi "senza struttura definiti, dediti ad attività violente o devianti" , ed esempi di questo genere se ne trovano per lo più nel nord Italia; nel centro sud Sud ce ne sono a Roma (Anundo gang's, La17 e La18), ad Ascoli Piceno (La mafia di San Benedetto) e a Cosenza (Stm – Siamo tutti mafiosi).
La paranza dei Sibillo, definita come "caso emblematico", viene collocata, nella classificazione delle baby gang, tra quelle che "si ispirano o hanno dirette connessioni con le tradizionali organizzazioni criminali italiane" e che "sono state rilevate specialmente nel Sud del paese in contesti urbani in cui vi è storicamente una presenza mafiosa. In particolare, nelle province di Napoli, Salerno, Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia e Caltanissetta. Tuttavia, casi sporadici sono stati evidenziati anche nelle province di Milano, Modena, Fermo, Firenze e Vercelli".
In questo secondo gruppo vengono collocate, a Napoli, la paranza dei bambini (collegata al clan Sibillo) e i rivali coetanei collegati ai Buonerba (e quindi ai Mazzarella); a Milano gang in contatto con la ‘ndrina Di Giovine – Serraino; a Crotone gang giovanili in contatto con il Locale di Cirò; a Vibo Valentia la gang della "Banda della Magliana", ispirata al gruppo criminale (estinto) romano.
Il clan Sibillo e il mito di Es17
Tra le caratteristiche della paranza dei Sibillo, la ricerca individua tre tratti fondamentali: la presenza di una gerarchia definita, la ripetitività dei reati connessi e il tentativo di operare un controllo sul territorio. Tutti aspetti che si ritrovano anche nei clan di camorra, o comunque nelle organizzazioni criminali "classiche".
Il motivo principale è che, appunto, più che una baby gang in senso stretto, il gruppo di giovanissimi dei Sibillo era diretta emanazione del clan e, ancor prima, articolazione dell'Alleanza di Secondigliano (per la precisione del gruppo Contini) ed aveva quindi ereditato da quel contesto struttura organizzativa e modi di agire.
Discorso che vale anche per il gruppo di giovanissimi legato ai Buonerba, con cui si scontrarono i Sibillo, dando vita a quella faida tra i vicoli di Napoli combattuta a suon di "stese" ed omicidi per il controllo del territorio.
A differenza dei "Capelloni", però, i Sibillo costituiscono un caso emblematico nella camorra napoletana anche per un altro aspetto: sfruttando quelle che potrebbero essere definite strategie di marketing, hanno accresciuto la propria influenza ben oltre la reale forza militare, costruendo un mito intorno alla figura di Emanuele Sibillo, il baby boss ucciso a 19 anni durante gli scontri coi Buonerba.