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Aurora, la neonata morta in culla: le botte del padre, ustioni curate con lo strutto. La tragedia di Santa Maria a Vico

L’autopsia e le indagini dei carabinieri ricostruiscono gli ultimi giorni della neonata di Santa Maria a Vico (Caserta): la bimba era già in gravi condizioni da una settimana per un colpo alla testa.
A cura di Nico Falco
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Anna Gammella, Emanuele Savino e gli altri due figli
Anna Gammella, Emanuele Savino e gli altri due figli

La piccola Aurora, la neonata morta a Santa Maria a Vico (Caserta), avrebbe passato i suoi 45 giorni di vita in uno stato di abbandono totale, mai visitata da un medico, ferite "curate" con lo strutto per evitare che i segni si vedessero, e sarebbe stata uccisa dalla polmonite e da un pugno alla testa del padre. Dettagli che Fanpage.it apprende da fonti qualificate e che delineano i contorni di una storia terribile, ricostruita dai carabinieri sulla scorta delle indagini e dell'autopsia; entrambi i genitori sono stati arrestati, accusati di omicidio pluriaggravato: Emanuele Savino, 26 anni, è stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria a Vetere, ed Anna Gammella, 19 anni, in quello femminile di Pozzuoli. Il reato si configura sotto il profilo del dolo eventuale: i due avrebbero posto in essere condotte omissive e attive non direttamente volte all'omicidio ma, nei fatti, consapevoli che avrebbero potuto causare il decesso ed accettandolo.

La bimba morta in culla nel Casertano

Epilogo di questa vicenda il 2 settembre scorso, quando i genitori di Aurora si rendono conto che la bimba non respira più. Viene chiamato il 118 ma è già troppo tardi. E, soprattutto, i sanitari notano che la bimba ha delle ustioni sull'addome, particolare che fa puntare le indagini subito verso l'ipotesi di maltrattamenti. Quelle lesioni, diranno poi i genitori, erano riconducibili a un incidente, a un getto d'acqua troppo caldo durante il bagnetto; secondo la loro versione la bimba aveva smesso di respirare nel sonno, si era trattato forse di un caso di morte in culla.

I due vengono iscritti nel registro degli indagati, vengono sequestrati i telefoni cellulari; a scopo precauzionale, vista la delicatezza della situazione, gli altri due figli della coppia, di due anni e mezzo e un anno e mezzo circa, vengono allontanati dalla famiglia. E dagli accertamenti viene fuori una storia diversa. Terribile.

Lo strutto sulle ferite, la bimba mai visitata da un medico

Le ustioni, ricostruiscono i carabinieri, sono effettivamente riconducibili ad un bagno effettuato dal padre qualche giorno prima; in quella circostanza la madre aveva chiamato il pediatra, per la prima volta: il medico le aveva detto di portare la bimba nello studio ma lei non lo aveva fatto, verosimilmente per evitare che il medico notasse la vistosa ferita al volto. E aveva trattato le ferite con dello strutto. Un modo non tanto per curarle, ma per renderle meno evidenti se fossero andati in giro con la bimba.

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Le ossa del cranio sfondate con un pugno

Ad incidere sulla salute già precaria della piccola Aurora sarebbe stata una grave lesione sulla testa, con frattura delle ossa craniche, databile verosimilmente intorno al 24 agosto, ovvero una settimana prima del decesso: la bimba non era stata portata dal medico nemmeno in quel caso perché, ritengono gli inquirenti, non si era trattato di un incidente ma di un colpo inferto volontariamente, come un pugno. E individuano il padre come responsabile: dall'analisi dei cellulari è emerso che l'uomo già in precedenza avrebbe picchiato gli altri due figli e che avrebbe colpito anche la bimba.

Diversi gli elementi raccolti dagli inquirenti che fanno ritenere che la coppia fosse non solo consapevole delle condizioni molto gravi della piccola, ma che avesse fatto di tutto per evitare che la sua situazione venisse scoperta. Innanzitutto, la scelta di non portarla dal medico dopo le ustioni. E, poi, il comportamento la mattina del decesso: quel giorno la madre aveva contattato due pediatri, che avevano però risposto di portare la bimba in ospedale, e soltanto quasi un'ora dopo aveva chiamato il 118: un tentativo, anche questo, che sarebbe stato fatto per evitare che il decesso venisse constatato dal personale di una struttura pubblica.

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