Non c’è bisogno degli scontrini sui social per capire che quest’estate a Napoli è aumentato tutto
Non c'è bisogno degli scontrini pubblicati sui social network per denunciare questa o quella stortura. Partiamo da un dato di fatto: in Italia è aumentato tutto. O meglio, è aumentato il prezzo di tutto. Perché porzioni e confezioni si sono rimpicciolite (in inglese si chiama shrinkflation, in Italia più chiaramente sgrammatura), ovvero prezzo più caro ma meno prodotto.
Zoom su Napoli, la città che sta vivendo il più importante afflusso di turisti della sua storia recente dagli anni Settanta a oggi. I prezzi al consumo su Luglio 2023 che comprendono il "paniere" su cui l'Istat valuta l'inflazione, riscontrano un +12% sui prodotti alimentari e le bevande analcoliche, +4,1 sugli alcolici e +8,5 sui servizi di ristorazione.
Chi va per mercati, per negozi o è un buon osservatore se ne rende conto: i prezzi sui listini o sui menu sono cancellati e ritoccati all'insù ovunque. Per non parlare dei servizi: godersi una giornata al mare in città o zone limitrofe è un lusso che sempre meno persone possono permettersi.
Napoli si avvia a non essere più quella città super economica in cui i viaggiatori Tiktoker di varie nazioni accettano sfide del tipo: ho 2 euro e voglio mangiare a Napoli. La qual cosa potrebbe anche essere nell'ordine naturale degli eventi che portano una città a trasformarsi a causa di un intenso flusso di turismo.
La questione sono ovviamente i napoletani. Cosa possono fare i residenti per arrivare a fine mese? Se fruttivendoli e salumieri di vicinato diventano "gioiellerie", se i supermercati vendono meno prodotto e a costo maggiorato, se i mercatini dei coltivatori diretti non sono promossi dall'Amministrazione comunale in più zone della città, il risultato sono pomodori che costano quanto gemme preziose, meloni introvabili se non a prezzo da emiro, panini (la classica marenna da spiaggia), pubblicizzata, venduta e pagata come un'opera d'arte contemporanea all'asta da Christie's.
Nella città sulla quale impatta maggiormente in Italia l'abolizione del reddito di cittadinanza (visto che Napoli aveva più assegni di sussidio di tutto il Nord Est Italia) il progressivo incedere dei prezzi al dettaglio è un problema sociale. Lo sanno le mense della Caritas sempre più affollate d'estate, lo sanno le Chiese che offrono quotidianamente prodotti di prima necessità, lo sa il Comune di Napoli i cui voucher o elementi di sostegno sociale vanno esauriti in maniera pressoché immediata, tanta è la richiesta. Il governo Meloni sostiene che non sarà un «autunno caldo».
Ma Napoli è la dimostrazione chiara che oltre il boom turistico c'è un pentolone sociale che ribolle, mai come ora.