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Assolto Tony Colombo, la difesa: chat acquisite senza autorizzazione, non utilizzabili

Assolto il neomelodico Tony Colombo. La difesa ha puntato anche sul metodo di acquisizione delle chat agli atti: ottenute con un decreto relativo ad altro procedimento.
A cura di Nico Falco
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Tony Colombo e Tina Rispoli sono stati assolti dall'accusa di avere collaborato con Vincenzo Di Lauro, figlio del capoclan Ciruzzo il Milionario: secondo l'accusa la donna avrebbe fornito i capitali, utilizzati poi in affari leciti e illeciti, mentre il marito sarebbe stato coinvolto anche nella realizzazione della fabbrica di sigarette clandestina ad Acerra (sequestrata dalla Guardia di Finanza subito dopo l'avvio della produzione). La coppia è coinvolta in un altro procedimento (senza misure cautelari personali) per riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, relativo ai soldi di provenienza illecita che la donna avrebbe ereditato dal marito, il boss Gaetano Marino, ucciso in un agguato nel 2012.

Finanziamento al clan Di Lauro: assolti Tony Colombo e Tina Rispoli

La sentenza è stata emessa questa mattina, 7 marzo, con rito abbreviato: Vincenzo Di Lauro è stato condannato a 20 anni di reclusione, 16 anni per Raffaele Rispoli, fratello di Tina. Nell'inchiesta relativa al processo di oggi la posizione del neomelodico palermitano era sicuramente più delicata: agli atti c'erano, infatti, le sue chat con Raffaele Rispoli riguardanti la ricerca del capannone dove allestire la fabbrica di sigarette e il packaging dei pacchetti.

I due coniugi sono assistiti in questo procedimento dagli avvocati Sergio Cola, Andrea Imperato e Alfredo Sorge. Per le motivazioni della sentenza si dovrà attendere il deposito, ma nella tesi difensiva l'avvocato Imperato ha battuto su due punti: il primo è sul merito, sostenendo che quelle condotte non integrassero elementi strutturali dell'accusa.

Gli episodi dell’inchiesta

Le chat tra il neomelodico e Raffaele Rispoli

Il secondo punto è, invece, di natura processuale, sostenendo che quelle chat non fossero utilizzabili in quanto acquisite sulla base di un decreto che riguardava un altro procedimento, quello sul matrimonio e le relative concessioni; il decreto, spiega l'avvocato Imperato, autorizzava quindi l'acquisizione delle conversazioni tra Colombo e gli altri indagati di quel procedimento e non poteva essere esteso indiscriminatamente a tutto il contenuto del telefono.

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