Aggressivo, abile tiratore, bugiardo: perché resta in carcere l’uomo che ha ucciso Tullio e Giuseppe a Ercolano
Vincenzo Palumbo, l'autotrasportatore che ha ucciso i ragazzi Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella nella notte tra il 28 e il 29 ottobre a Ercolano (Napoli) resta in carcere. L'impianto accusatorio proposto dalla Procura partenopea nei confronti dell'uomo è confermato dal provvedimento del Giudice per le indagini preliminari Carla Sarno. È un atto d'accusa gravissimo: duplice omicidio volontario aggravato dall'uso di un'arma da fuoco. Si avvale dei primi accertamenti investigativi dei carabinieri della compagnia di Torre del Greco, dell'analisi balistica, di testimonianze e di un filmato di videosorveglianza privata della zona.
Palumbo sapeva usare un'arma. Palumbo aveva già minacciato persone che si erano trovate intorno alla sua proprietà, Palumbo ha detto bugie in sede di interrogatorio. Palumbo ha lasciato i ragazzi agonizzanti e ha chiamato i soccorsi solo dopo mezz'ora.
Aveva già minacciato altre persone
«Non volevo uccidere, chiedo scusa» ha dichiarato qualche giorno fa il duplice assassino attraverso i suoi avvocati, ma l'uomo è stato descritto come «incline al litigio» e sono emersi ascoltando persone della zona episodi che confermano il suo carattere. Tempo fa aveva litigato con operai dell'Enel che stavano riparando un guasto. E addirittura avrebbe minacciato con un fucile da caccia due ciclisti che passavano nei pressi della sua proprietà. Palumbo sapeva mirare e sparare.
11 spari contro i ragazzi: "Voleva uccidere"
In quella tragica notte ha esploso un caricatore di Beretta calibro 40 in direzione della Panda dei due ragazzi da una posizione da «posizione sopraelevata», ovvero dall'alto del suo terrazzino verso la vettura che peraltro era in movimento, stava andando via. Le analisi che fanno parte del primo decreto di fermo parlano di 6 colpi fuori bersaglio, quattro conficcati nel tettuccio dell'utilitaria, uno nel parabrezza. Due di questi hanno trapassato vetro e lamiera colpendo i ragazzi alla testa. E ammazzandoli.
Scrive il gip definendo il gesto dell'uomo – che dormiva con la pistola affianco al letto – quello di «un abile tiratore, con intento di uccidere, dal balcone di casa sua che è sopraelevato dalla strada 2-3 metri»:
Le due vittime non potevano avere scampo perché era davvero ridotta la distanza dell'auto su cui viaggiavano, anche in considerazione della raffica di colpi di arma da fuoco esplosa da Palumbo, soggetto avvezzo all'uso delle armi in quanto cacciatore e titolare di regolare porto d'armi.
Le bugie sull'antifurto e pistola
Palumbo ha detto bugie sugli spari: nell'interrogatorio sosteneva che la pistola si fosse inceppata, è stato verificato che invece ha esploso 11 colpi. E ha detto anche bugie su come fosse stato allertato dalla presenza di estranei all'esterno della sua abitazione. L'uomo nel corso di un interrogatorio, ha dichiarato di aver sentito suonare l'antifurto e per questo si era svegliato.
Non è andata così: dall'esito dell'accertamento è risultato che l'antifurto era stato inserito alle 22.54 del 28 ottobre ed era stato disinserito alle 00.28, l'orario in cui Palumbo è uscito di casa: «Dunque quella sera l'antifurto non era scattato – scrive il gip – sicché non risulta che si fossero avvicinate persone alla porta d'ingresso di casa del Palumbo». Nessuno era nella sua proprietà.
Né i carabinieri, né la Procura né a questo punto il giudice credono alla ricostruzione dell'autotrasportatore che ha detto di aver voluto difendere la sua famiglia da un'intrusione in casa sua analoga a settembre «quando i ladri sono entrati in casa». Non vi era stata alcuna intrusione questa volta..
Ragazzi agonizzanti a terra: i soccorsi solo dopo 26 minuti
È agghiacciante il racconto che emerge dall'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Napoli, Carla Sarno che lascia in cella Vincenzo Palumbo per l'omicidio volontario di Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro. Nei filmato delle videocamere di sorveglianza dei vicini vi è il racconto in immagini della tragedia avvenuta tra 00.25.49 e le 00.28.15 di venerdì. «Sono sceso, li ho sentiti lamentare e non sapendo cosa fare sono tornato a casa e ho chiamato il 112». I ragazzi erano agonizzanti ma secondo quanto ricostruito con i riscontri telefonici, la chiamata al 112 da parte di Palumbo arriva soltanto 26 minuti dopo gli spari. Quasi mezz'ora dal momento degli spari contro l'auto la richiesta di soccorso.
L'avvocato dell'assassino: ricorso al Riesame
«Non vi era nessuna volontà da parte del mio assistito di determinare questa tragedia. Ora dobbiamo acquisire degli atti e poi faremo ricorso al Tribunale del Riesame». Fioravanti De Rosa è l'avvocato di Palumbo che spiega le prossime mosse della difesa. «Vorrei ricordare che anche Vincenzo Palumbo è un padre e ha una famiglia: quando si è reso conto che le vittime erano bravi ragazzi, è stato colto da una grave crisi interiore e oggi se ne sono resi conto anche il giudice e i pm».
L'autopsia e i funerali di Tullio e Giuseppe
Oggi ci sarà la nomina dei periti per l'esame autoptico in programma dalle 16 del 3 novembre prossimo, nell'ospedale Secondo Policlinico di Napoli. Giovedì 4 novembre ci saranno i funerali dei giovani, a Portici, loro comune di residenza. L'amministrazione ha proclamato il lutto cittadino per il giorno delle esequie.