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Arrestati i cugini di Costanzo, ucciso nella notte dello scudetto: stesa sul luogo dell’omicidio

Due giovani sono stati fermati dopo una stesa in piazza Volturno, nel luogo in cui era stato ucciso il 26enne durante i festeggiamenti per lo scudetto.
A cura di Nico Falco
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Il luogo dell'agguato, in piazza Carlo III
Il luogo dell'agguato, in piazza Carlo III

Erano andati in piazza Volturno, dove appena 24 ore prima era stato ucciso Vincenzo Costanzo, per fare una stesa. Pallottole esplose in aria, come segno di intimidazione o di vendetta. E sicuramente come conseguenza proprio di quell'omicidio: i due giovani sono cugini della vittima. Ma il raid si è concluso con le manette: sono stati bloccati a Ponticelli dopo un lungo inseguimento.

In manette il 23enne Gaetano Maranzino, calciatore dilettante con un passato nelle giovanili dell'Inter, e Matteo Nocerino, 19enne con precedenti di polizia. Sono entrambi imparentati con Vincenzo Costanzo: il primo è figlio di Italia Scarallo (sorella di Nunzia, la madre di Costanzo), mentre Nocerino è sposato con la figlia di Italia Scarallo (altra sorella di Nunzia) e del capoclan Antonio D'Amico.

L'omicidio di camorra durante i festeggiamenti per lo scudetto

Vincenzo Costanzo, figlio di Nunzia Scarallo e di Maurizio Costanzo, quest'ultimo ritenuto dagli investigatori elemento di spicco del clan D'Amico di Ponticelli, è stato ucciso nella notte tra il 4 e il 5 maggio, mentre erano in corso i festeggiamenti per lo scudetto del Napoli, arrivato matematicamente col pareggio raggiunto ad Udine. Gli hanno esploso contro diversi colpi di pistola, ferendo anche tre giovani che erano con lui, tra cui la fidanzata.

Con tutta probabilità i killer lo avevano seguito e stavano aspettando il caos dei festeggiamenti per entrare in azione. Anche il 26enne risulta inquadrato nella criminalità organizzata di Ponticelli; nel 2021 era stato condannato a 8 anni per reati associativi e per droga. L'omicidio potrebbe essere legato agli equilibri, sempre vacillanti, tra il clan D'Amico e i De Micco, che da anni si contendono il controllo degli affari illeciti nel quartiere di Napoli Est.

Uno zio di Costanzo, Ciro Scarallo, fu vittima di un agguato alla Sanità nel dicembre 2005: lui morì sul colpo mentre suo cugino, Ciro Daniele, venne ricoverato in gravissime condizioni e morì successivamente; entrambi erano ritenuti legati al clan Misso, a quell'epoca estremamente influente nel centro di Napoli, per quel duplice omicidio sono stati condannati due affiliati al clan Torino, tra cui il figlio del capoclan.

La stesa sul luogo dell'omicidio di Costanzo

Maranzino e Nocerino sono stati intercettati da una pattuglia del commissariato San Giovanni-Barra nella notte tra il 5 e il 6 maggio mentre, insieme ad altre due persone su un altro scooter, sfrecciavano in via Alessandro Volta. Gli agenti hanno imposto l'alt, ma i quattro hanno tentato la fuga. Ne è nato un inseguimento durante il quale uno degli scooter è riuscito a dileguarsi.

Mentre i poliziotti inseguivano il mezzo, arrivati in via Argine, all'altezza del cavalcavia, il passeggero ha estratto una pistola e l'ha puntata contro di loro; la folle corsa è finita in via Mario Palermo, dove gli agenti sono finalmente riusciti a bloccare lo scooter e a disarmare il ragazzo. L'arma è risultata essere una semiautomatica calibro 7.65 priva di cartucce, rubata ad ottobre 2022. Il conducente ha tentato la fuga a piedi ma uno degli agenti ha esploso un colpo in aria per farlo fermare.

Dai successivi accertamenti è emerso che lo scooter era stato rapinato la notte precedente in via Ausilio. Inoltre, è stato accertato che i due, poco prima, avevano esploso diversi colpi d'arma da fuoco in via Volturno, nelle adiacenze di piazza Carlo III, nel luogo dove era stato ammazzato Costanzo appena 24 ore prima; erano stati però notati da un poliziotto fuori servizio che aveva segnalato la circostanza alla centrale operativa. Maranzino e Nocerino sono stati arrestati per detenzione, porto illegale di arma, esplosione di colpi di arma da fuoco e resistenza a pubblico ufficiale e denunciati per ricettazione.

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