Arrestati gli “Sfiammati”: su WhatsApp organizzavano furti d’auto tra Napoli e Salerno

Gli accordi su quale auto rubare, l'organizzazione dei furti, anche i "cavalli di ritorno" o la vendita ai ricettatori: passava tutto per WhatsApp. Era lì che "gli Sfiammati", come si chiamava anche la chat, si mettevano d'accordo e pianificavano i colpi successivi. Ed è stato proprio grazie a quelle immagini e quei messaggi che i carabinieri del Comando Provinciale di Salerno sono riusciti a identificare tutti i componenti, con le indagini che hanno portato al provvedimento cautelare eseguito oggi, 16 dicembre: in manette sono finite 8 persone, 3 ai domiciliari e 5 in carcere, arrestati tra le province di Napoli, Salerno e Bari; sono accusati, a vario titolo, di furto, estorsione, autoriciclaggio e ricettazione.
La banda non si affidava alla tecnologia soltanto per le comunicazioni: era grazie a Internet che, dopo aver adocchiato la vettura da rubare, i ladri si informavano sul valore, in modo da capire se valesse la pena prenderla e se dopo rivenderla o restituirla dietro pagamento, e carpivano informazioni anche sul proprietario per poi contattarlo. L'inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Nocera Inferiore (Salerno), le misure cautelari sono state emesse dal gip del tribunale locale, Luigi Levita. Eseguite anche perquisizioni a carico di altre sette indagati in stato di libertà.
Le indagini erano partite nell'ottobre 2019, a seguito di un controllo di una vettura rubata con a bordo uno degli arrestati, che procedeva a poca distanza da un'auto "staffetta" con altre tre persone, anche loro finite in manette nell'operazione di oggi. Il gruppo era composto da persone residenti tra le province di Napoli e Salerno (Scafati, Angri, Boscoreale, Torre Annunziata, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia), si muoveva soprattutto nell'Agro-Nocerino Sarnese e nei paesi vesuviani. A Bari, invece, c'era il complice che li aiutava nei furti: forniva dispositivi elettronici con cui la banda bypassava la centralina delle automobili. La vettura rubata veniva parcheggiata per qualche giorno in un parcheggio o in un altro luogo dove non desse nell'occhio, lasciata "riposare", e successivamente veniva destinata alla vendita ai ricettatori o alla restituzione al proprietario dietro pagamento.
Gli investigatori hanno accertato 13 furti, 16 episodi di ricettazione, 3 estorsioni e 2 casi di auto riciclaggio, ma su numerosi altri episodi sono ancora in corso indagini. Una delle vittime sarebbe un esponente della criminalità di Scafati, che avrebbe però recuperato la sua macchina poco dopo grazie ai propri contatti.