Arrestata per violenza sessuale sugli studenti la prof aggredita dai genitori a Castellammare di Stabia
Finisce in carcere la professoressa della scuola media Salvati di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, che lo scorso novembre era stata aggredita nell'istituto da un gruppo di circa 30 genitori: la donna, classe 1987, è stata arrestata dai carabinieri con l'accusa di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minore ai danni di 6 studenti dell'istituto, tutti minori di 14 anni. La vicenda ha causato scalpore nella comunità stabiese, dove da ormai due mesi si parla tantissimo di questo caso e dove le polemiche non si erano mai spente. Gli esiti dell'articolata indagine giunta oggi all'arresto della donna hanno portato a Castellammare, popoloso centro di oltre 60mila abitanti in provincia di Napoli, collocato in un'area strategica tra la fine del Vesuviano e l'inizio della penisola Sorrentina, i media nazionali da tutt'Italia.
Con Fanpage, davanti alla scuola teatro dell'orribile vicenda, una delle mamme dei ragazzini molestati, peraltro accusata di aver aggredito la docente, si sfoga:
Non è vero che è stata aggredita da 30 genitori ma è stata picchiata da me e da un altro. L'ho aggredita quando mi ha risposto male e quando suo padre (il genitore dell'insegnante, aggredito anche lui, ndr.) mi ha preso per i capelli e mi ha scaraventato per terra. Se dobbiamo pagare pagheremo, l'importante era far uscire la verità.
Gli abusi sessuali a scuola nella "saletta" e sui social
Le indagini dei carabinieri e della Procura di Torre Annunziata hanno avuto origine proprio da quell'aggressione, nella quale la docente di scuola media 37enne aveva riportato lesioni. I genitori, autori del pestaggio, lamentavano la cattiva condotta della professoressa (insegnante di sostegno di uno dei minori coinvolti) che sarebbe stata suffragata dall'esistenza di chat riportanti audio, foto e video.
Pertanto, grazie all'analisi del cellulare dell'indagata e alle le testimonianze rese dai sei minori coinvolti, ascoltati dagli inquirenti in forma protetta, i carabinieri e i magistrati sono riusciti a ricostruire il quadro, sconcertante. La donna, a partire dal mese di ottobre 2023, avrebbe portato le vittime di violenza in un'aula della scuola, da lei stessa ribattezzata "la saletta", nella quale gli avrebbe mostrato materiale pornografico, spingendo alcuni di loro a scambiarsi effusioni di natura sessuale e compiendo, inoltre, in prima persona un rapporto orale a uno dei minori. Tra l'insegnante di sostegno e gli alunni esistevano, poi, anche dei gruppi su Instagram e Whatsapp nei quali c'era uno scambio di materiale sessualmente esplicito.
Le minacce ai ragazzi: "Vi boccio e mando in galera i vostri genitori"
L'attività investigativa ha anche rivelato che, al fine di evitare che gli alunni potessero rivelare quanto accadeva a scuola, la professoressa li minacciava, dicendogli che li avrebbe bocciati o che avrebbe fatto sì che i loro genitori finissero in galera, creando pertanto un forte stato di soggezione e sudditanza nei suoi confronti. Soltanto la sospensione di uno degli studenti avrebbe portato il gruppo a confidarsi con i genitori, rivelando così l'esistenza delle chat sui social tra loro e l'insegnante.
Perché è stato necessario l'arresto della prof
Il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso spiega il perché dell'ordinanza di custodia cautelare: secondo l'accusa la prof doveva essere messa in condizione di non usare internet, vista la dinamica dei fatti, le sue modalità operative e l'accusa, grave, contestatagli:
Le condotte contestate all'indagata per la loro estrema, intrinseca, gravità e per la loro incidenza negativa sull'equilibrio psicofisico dei minori, hanno reso necessaria l'adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, peraltro prevista obbligatoriamente per legge per il reato di violenza sessuale in presenza di esigenze cautelari non diversamente tutelabili, in quanto ritenuta l'unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati.
Tutto ciò anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l'istituto scolastico e, dall'altro, la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari non avrebbe consentito di inibirle effettivamente l'utilizzo della rete internet, con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi a quelli per cui si procede.
Il sindaco di Castellammare di Stabia: "Ferita profonda"
"Non è una bella pagina quella che scriviamo. I fatti che emergono in seguito alle indagini della magistratura e delle forze dell'ordine, rispetto a quanto accaduto lo scorso novembre nella scuola, feriscono profondamente l'intera comunità stabiese": lo afferma il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza (peraltro giornalista di lungo corso) commentando l'arresto della docente di sostegno.
"Sono vicino alle famiglie e ai bambini coinvolti e confido pienamente nel lavoro degli inquirenti, che stanno portando avanti le indagini con il massimo impegno per accertare la verità – aggiunge il primo cittadino -. Non possiamo tollerare che l'innocenza dei nostri bambini venga violata in alcun modo. È nostro dovere prioritario proteggere i più piccoli e garantire che la scuola rimanga un luogo sicuro e sereno per la crescita, la formazione e l'educazione dei nostri figli".