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Appalti pubblici truccati a Caserta, agli arresti domiciliari assessore, dirigenti del Comune e un imprenditore

Indagine sugli appalti pubblici a Caserta, questa mattina il blitz: tra i destinatari delle misure anche appartenenti alla pubblica amministrazione.
A cura di Nico Falco
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Appalti spacchettati, conflitto d'interessi pubblici e privati, voti comprati: c'è un po' di tutto (del peggio di tutto) nell'inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che oggi ha scosso il Comune di Caserta: agli arresti domiciliari l'assessore ai Lavori pubblici del Comune di Caserta, Massimiliano Marzo, due dirigenti e un dipendente municipale e un imprenditore. Contestati a vario titolo i reati di truffa, falso e corruzione per l'affidamento di alcuni appalti pubblici. L'indagine è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e coordinata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Partita due anni fa, l'inchiesta verte su lavori pubblici e appalti per lavori nelle strade e la pubblica illuminazione.

Lo ha detto nella conferenza stampa di stamane, il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni ha usato termini molto chiari: «Si tratta di un'indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto».

Secondo gli inquirenti gli appalti sarebbero stati affidati sotto soglia, per favorire gli imprenditori amici, con l'assessore ai lavori pubblici che portava con sé un profondo conflitto di interessi essendo anche titolare di una azienda edile, e che dunque sfruttava il suo ruolo per fare il bello e cattivo tempo nell'assegnazione delle opere pubbliche nel settore della manutenzione del verde pubblico, dei plessi scolastici e del canile comunale. In cambio probabilmente di voti e altre utilità, come la fornitura del materiale edile dell'azienda di Marzo agli imprenditori che poi eseguivano i lavori, ma anche il pagamento di una Rca.

Il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta Manuel Scarso ha spiegato: «i lavori finanziati coi fondi pubblici avvenivano antecedentemente all'approvazione delle delibere e venivano poi pagati alle imprese per intero e non in percentuale come avviene di norma. Per giustificare il tutto venivano poi creati degli atti falsi» che dunque si avvalevano della complicità di dirigenti.

L'indagine è partita nel 2021 nel periodo delle elezioni amministrative, quando i carabinieri raccolsero sospetti su un giro di voti in cambio di promesse relative all'esecuzione dei lavori pubblici, che riguardavano l'esponente del clan Belforte Antonio Rondinone (non coinvolto in questa indagine, interessato a far candidare il figlio Gennaro (indagato), e che poi ha sostenuto l'attuale vicesindaco Casale; tra gli elementi raccolti in quel periodo emerse anche l'interessamento della famiglia Capone, in particolare dell'esponente del clan Belforte Giovanni, per la candidatura di Marzo.

Il sindaco di Caserta, Carlo Marino, ha commentando l'inchiesta parlando genericamente di «piena fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine».  «Al tempo stesso – ha detto –  auspichiamo che le persone coinvolte nell'indagine, che riguarda singoli episodi, possano chiarire quanto prima la propria posizione». Il sindaco Marino ha assunto ad interim le deleghe dell'assessore coinvolto, ovvero Lavori Pubblici, alla Polizia Municipale, al Traffico e alla Viabilità, alla Protezione Civile, al Piano per l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche e ai Rapporti con le frazioni.

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