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Appalti e camorra a Caivano, politici indagati sapevano delle microspie: “Ci hanno messo le cimici…”

A Caivano il clan si sarebbe infiltrato nel Comune, tanto che alcuni politici secondo la Procura sono da considerarsi “organici”: ieri l’esecuzione di 9 fermi.
A cura di Nico Falco
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La saldatura tra rappresentanti delle Istituzioni e camorra a Caivano, in provincia di Napoli, potrebbe essere più profonda di quanto ricostruito dalle indagini fino ad ora: dalle pieghe dell'ordinanza viene fuori che alcuni dei politici indagati erano a conoscenza della presenza delle microspie negli uffici comunali e viene citato anche un "ispettore", non meglio precisato, che li avrebbe informati. Ii provvedimenti, emessi dalla Dda di Napoli (procuratore aggiunto Rosa Volpe) sono stati eseguiti ieri, 10 ottobre, tra Caivano e San Marcellino e Aversa, nel Casertano, decreti di fermo con urgenza motivata dal pericolo di fuga per l'eventualità che gli indagati potessero venire informati anche degli arresti imminenti.

Gli indagati sapevano delle microspie nel Comune

"Carminie'… ci hanno messo le cimici per qua sopra, le guardie stanno andando e venendo…". Brani di una conversazione captata il 21 novembre 2022, finita agli atti nelle circa 350 pagine di decreto che Fanpage.it ha potuto visionare. A parlare è Armando Falco, si rivolge a Carmine Peluso (entrambi sono tra i destinatari dei provvedimenti). Nel prosieguo l'uomo aggiunge di aver saputo delle intercettazioni in corso da un "ispettore", figura quest'ultima su cui sono in corso ulteriori accertamenti. E che potrebbe essere la stessa a cui si fa riferimento in un altro passaggio, sempre datato 21 novembre 2022, quando Falco, parlando con Peluso, gli racconta che un suo conoscente avrebbe saputo dalle "guardie" delle indagini in corso sul Comune di Caivano.

Camorra e politica, 9 fermi a Caivano

Figura chiave dell'inchieste condotta dai militari sotto il coordinamento della Dda è Carmine Peluso, fino al 15 giugno 2023 assessore comunale a Caivano; secondo gli inquirenti manteneva i rapporti, diretti e indiretti, coi vertici della camorra locale ed era lui a mettersi in contatto con gli imprenditori ai quali estorcere denaro per conto del clan. Tra gli altri destinatari figura poi Vincenzo Zampella, funzionario comunale, che come dirigente del settimo settore lavori pubblici firmava le delibere di affidamento e si sarebbe occupato di concretizzare le indicazioni sulle imprese da favorire. Giovanbattista Alibrico, all'epoca dei fatti consigliere comunale di maggioranza, avrebbe fatto da intermediario tra clan e imprenditori, formalizzando le richieste estorsive e intascando il denaro. Ruolo ricoperto anche da Armando Falco, che avrebbe anche intercesso quando le richieste della camorra erano troppo alte. Martino Pezzella, tecnico comunale, avrebbe fatto parte dell'ingranaggio.

Gli altri destinatari dei 9 fermi eseguiti ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna sono Raffaele Bervicato, luogotenente del boss Antonio Angelino, Raffaele Lionelli, accusato di avere recuperato e custodito le armi e di aver gestito le estorsioni e il welfare per i detenuti, Domenico Galdiero, anche lui accusato delle estorsioni, e Massimiliano Volpicelli, agli ordini di Angelino.

La saldatura tra politica e clan di Caivano

Alberico, Falco e Peluso, tutti politici di Italia Viva, facevano parte della maggioranza della precedente amministrazione comunale di Caivano, oggi retta da un commissario straordinario, ma il loro rapporto col clan sarebbe stato così stretto da poter essere considerati, sottolinea la magistratura, "organici". Per la Procura gli amministratori pubblici avrebbero fornito un appoggio concreto al gruppo di camorra guidato da Antonio Angelino, elemento di spicco dei Sautto-Ciccarelli e capo del gruppo Gallo-Angelino, arrestato a Castel Volturno dai carabinieri nel luglio scorso.

Angelino avrebbe ricevuto informazioni sui lavori pubblici assegnati alle imprese e per gestire gli appalti in modo che venissero aggiudicati a imprenditori vicini al clan che, secondo le ricostruzioni, avrebbero versato mazzette sia agli amministratori sia al gruppo di camorra.

Pd chiede commissione di accesso a Caivano

Gli esponenti del Pd Marco Sarracino, Arturo Scotto, Valeria Valente e Sandro Ruotolo hanno chiesto "l'invio immediato di una commissione di accesso ai sensi della normativa vigente" alla luce dei provvedimenti della Procura di Napoli per vigilare sull'attuazione del principio della piena conoscibilità e trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione. Si legge nella nota:

Al di là della presunzione di innocenza per i singoli imputati fino al termine dei procedimenti giudiziari emerge un quadro inquietante di opacità e decadimento della vita amministrativa del Comune di Caivano. Bisogna fare chiarezza in una realtà così significativa nella battaglia per la legalità e la trasparenza. L'azione importante e meritoria della Magistratura e delle forze dell'ordine deve essere accompagnata da un impegno rivolto anche ad un recupero della credibilità delle istituzioni e delle forze politiche. Per questo, come in passato, con coerenza su questa linea di rigore, ribadiamo la necessità dell'invio immediato di una commissione d'accesso.

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