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Anziano ucciso a Napoli, l’81enne accoltellato da qualcuno di cui si fidava. I fendenti a volto e torace

Mario Palma, ucciso ieri nel rione Loggetta, potrebbe essere stato accoltellato da un conoscente che avrebbe fatto entrare in casa.
A cura di Nico Falco
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Foto Fanpage.it
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Mario Palma, l'81enne ucciso ieri pomeriggio nella sua abitazione del rione Loggetta, tra i quartieri napoletani di Fuorigrotta e Soccavo, con tutta probabilità conosceva quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo carnefice: ha aperto la porta, lo ha fatto entrare in casa, si è fermato a parlare con lui. Ipotesi che al momento resta al vaglio degli inquirenti, ma che avrebbe trovato i primi riscontri ieri sera: l'aggressione mortale sarebbe avvenuta tra le mura domestiche e, apprende Fanpage.it da fonti qualificate, nell'appartamento i carabinieri della Scientifica avrebbero trovato elementi tali da ritenere che l'assassino si sia intrattenuto con la vittima prima dell'omicidio.

Anziano ucciso a Napoli, le coltellate al volto e al torace

Ieri a far scattare l'allarme è stata una vicina di casa: ha notato il sangue sulle scale, ha provato inutilmente a bussare all'uscio, poi ha telefonato al fratello dell'81enne. Da lì la chiamata ai carabinieri, l'intervento nell'appartamento, la scoperta del cadavere, a faccia in giù, in una pozza di sangue. La causa della morte è stata in dubbio fino a quando il medico legale non ha autorizzato lo spostamento del corpo. E lì sono stati notati i segni delle coltellate: diversi segni al volto, al torace, un fendente più profondo qualche centimetro più in alto della clavicola.

L'assassino, dopo essersi accanito sul corpo di Palma, sarebbe scappato in strada lasciando le macchie di sangue all'interno del palazzo; da chiarire se nella fuga abbia portato via qualcosa dall'abitazione. I carabinieri della Compagnia Bagnoli, incaricati delle indagini, hanno acquisito le registrazioni di alcune videocamere di sorveglianza della zona.

L'ipotesi: la vittima conosceva il suo assassino

Pensionato, con un passato come dipendente dell'ospedale Loreto Crispi, mai nessun problema con la giustizia, Palma viveva da solo. Lo descrivono come "un pacioccone", ancora autosufficiente. Non si era mai sposato, non aveva figli. Tutto sommato benestante, non era di certo ricco: l'unico bene di valore che possedeva era quell'abitazione della Loggetta in cui era cresciuto e dove passava la maggior parte del tempo.

Davanti al palazzo di via Mario Gigante, mentre l'ipotesi dell'incidente domestico tramontava definitivamente e si concretizzava quella dell'omicidio, qualcuno si è fermato a parlottare e a osservare i carabinieri che si dividevano tra tra l'appartamento e i marciapiedi, tra i rilievi sul corpo e la ricerca dell'arma del delitto e di eventuali telecamere.

"In estate stava sempre affacciato lì", dicevano indicando il balcone del piano ammezzato a un metro e mezzo dal marciapiede. "A vederlo pareva di guardare il padre. Figuratevi – raccontavano – che da quel balcone don Antonio non si spostò manco quando venne il terremoto dell'80: la gente in strada e lui in casa a fermare i lampadari". E Mario, dicevano, era uguale: "Forse lo hanno seguito, forse lo hanno spinto dentro. Ma lui, di sicuro, in casa sua non avrebbe mai fatto entrare nessuno sconosciuto".

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