Amaro ritorno dalla ferie per i lavoratori Stellantis di Pomigliano: 5 giorni di cassa integrazione
Cinque giorni di cassa integrazione per i lavoratori Stellantis di Pomigliano: uno già smaltito lunedì scorso, altri quattro che saranno smaltiti in ognuno dei venerdì di settembre. Un rientro amaro per i lavoratori dell'impianto di Pomigliano, che dovrà anche aumentare di circa 90 vetture al giorno la propria produzione. L'annuncio dei cinque giorni di cassa integrazione era stato già dato a fine luglio, ma i sindacati hanno espresso preoccupazione: già a fine luglio, infatti, le sigle sindacali avevano invitato l'azienda a "cambiare rotta o sarà buio totale", ritenendo "intollerabile il clima di incertezza che ricade solo sui lavoratori".
Mario di Costanzo, responsabile Automotive Fiom Napoli, ha spiegato ai microfoni del TgR Campania: "Prima delle ferie producevamo 3.000 Panda a settimana. Oggi, nonostante il giorno di cassa integrazione, produciamo lo stesso numero di Panda. Quindi semplicemente è stata fatta un'operazione aritmetica sulla catena di montaggio: i lavoratori producono di più e hanno eliminato un giorno, il venerdì, e lo mettono al carico dell'Inps". E questo può significare, spiegano ancora i sindacati, 200 euro in meno sulla busta paga dei dipendenti.
“Al rientro dalle ferie i lavoratori di Stellantis di Pomigliano si sono ritrovati con 4 venerdì di cassa integrazione mensili ma con l’obbligo di produrre lo stesso numero di Panda. 3000 a settimana", spiegano Arturo Scotto e Marco Sarracino rispettivamente capogruppo e membro della commissione lavoro di Montecitorio del Partito Democratico, "siamo davanti a una interpretazione singolare della settimana corta: non si lavora il venerdì, si produce di più in meno giorni, si tolgono soldi dalle tasche dei lavoratori. E’ una scelta molto grave. Chiediamo che il Governo faccia pressioni su Stellantis perché questa decisione venga rivista e soprattutto si mantengano le promesse su Pomigliano con l’arrivo di altri due modelli di auto. Non è accettabile", conclude la nota, "che si faccia cassa sempre sui lavoratori che perderanno ben duecento euro al mese dal loro stipendio”.