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Alzheimer, al Cto di Napoli si studia come scoprirlo in anticipo e curarlo con gli anticorpi monoclonali

L’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli partecipa ad una ricerca per la diagnosi precoce e la cura dell’Alzheimer.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Al Cto dell'Ospedale dei Colli di Napoli si studia come diagnosticare in anticipo l'Alzheimer, individuando i biomarcatori nel sangue che possono predirlo, e come curarlo, utilizzando gli anticorpi monoclonali. L’Azienda Ospedaliera dei Colli, infatti, partecipa allo studio nazionale finanziato con fondi PNRR, che prevede di indagare la possibilità di individuare biomarcatori nel sangue che possano predire la malattia di Alzheimer. L’Unità Operativa Complessa di Neurologia dell’Ospedale CTO tra i centri italiani che partecipano all’importante progetto.

Una innovativa ricerca che apre la strada all’impiego di anticorpi monoclonali per il trattamento precoce e personalizzato della malattia. La notizia arriva al margine del workshop (tenutosi presso il Centro Di Formazione e Convegni di Villa Colonna Bandini) sulla neurologia cognitiva e comportamentale, che quest’anno si è focalizzato sulla medicina di precisione.

La ricerca innovativa al Cto di Napoli

Bruno Ronga, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia e Stroke Unit dell’Ospedale CTO, nonché responsabile scientifico del workshop, ha spiegato:

«Gli ultimi anni abbiamo visto una profonda revisione di quasi tutti i settori della neurologia clinica, sia sotto il profilo diagnostico che terapeutico, anche grazie ai contributi delle neuroscienze di base che ci hanno indicato con sempre maggiore precisione i meccanismi neurobiologici che conducono all’insorgenza della patologia. Nel campo delle malattie demielinizzanti gli anticorpi monoclonali hanno portato ad un cambiamento enorme. Cambiamenti significativi sono arrivati anche per quel che riguarda le demenze, basti pensare che di qui ad un anno attendiamo l’arrivo di un nuovo anticorpo monoclonale per il trattamento della malattia di Alzheimer. Sono farmaci che promettono, in una prima fase, di rallentare l’avanzare della malattia, aprendo la strada a passi in avanti che speriamo siano sempre più significativi».

Ed è proprio il risultato di questo progresso che si è tradotto talora in una revisione dei criteri clinici, e spesso in ricadute sulle opzioni terapeutiche permesse da una migliore profilazione del paziente sulla base di elementi neurobiologici, neurogenetici e dai dati delle nuove tecnologie diagnostiche.

Quindi, Ronga, conclude:

«La neuroimmunologia è quel particolare settore delle neuroscienze di base che si è rivelato particolarmente prezioso negli ultimi anni. Ecco perché è fondamentale l’organizzazione di momenti formativi in grado di tenere costantemente aggiornato il Neurologo sugli sviluppi della disciplina, in particolare per quanto concerne dimensioni diagnostiche e di terapie personalizzate».

Per Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli,

«L’Alzheimer è una patologia dall’enorme impatto sulle vite dei pazienti, dei familiari e della società. Grazie all’expertise del nostro personale e alla possibilità di effettuare indagini sui biomarcatori nei nostri laboratori abbiamo la possibilità di diagnosticare la malattia prima che insorgano i sintomi e questo ci consente di mettere a disposizione dei pazienti le migliori terapie possibili».

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