Alessandro Siani in fabbrica dagli operai Whirlpool parla del papà operaio: “Chi ci governa ignora le nostre vite”
Qualche giorno fa (il 17 settembre) Alessandro Siani ha compiuto gli anni. Come spesso capita, quando sui social network inizia la girandola di auguri al personaggio famoso di turno vengono estrapolate battute, frasi, aforismi. Di Siani, al secolo Alessandro Esposito, è emerso a questo giro un fatto familiare: il papà era un operaio dell'allora Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco.
La fabbrica per Siani non è solo un ricordo di giovinezza e lo si è capito con chiarezza oggi, 19 settembre 2021, giorno di San Gennaro. L'attore e regista ha scelto questo giorno simbolico per recarsi in via Argine a Napoli e varcare i cancelli di un'altra fabbrica di metalmeccanici, una fabbrica purtroppo chiusa e in via di dismissione: la Whirlpool.
Siani ha preso parte della giornata di lotta organizzata dagli operai e dalla Fiom per ribadire il no ai licenziamenti che alla fine di settembre sanciranno la chiusura dell'azienda di Napoli Est, la perdita dell'impiego per oltre trecento persone e faranno calare le tenebre su un futuro incerto per ultraquarantenni e ultracinquantenni che si troveranno senza lavoro.
Ieri, in occasione della festa del Patrono di Napoli, gli operai hanno inscenato in fabbrica anche una mini-processione con un busto del santo in cartongesso. «Ci è rimasto solo San Gennaro perché la nostra vertenza ha avuto tante promesse ma poche risposte dalle istituzioni. Noi lottiamo e resistiamo affinché il sacrificio nostro non sia vano ma ci sia risposta per tutta la città», ha spiegato Vincenzo Accurso, Rsu Whirlpool di via Argine.
Qualche ora prima lo stesso vescovo di Napoli don Mimmo Battaglia aveva ricordato la lotta degli operai nella sua omelia: «Non posso non pensare a tutti gli operai della Whirlpool e a tutta la gente che sta soffrendo per mancanza di lavoro».
Torniamo a Siani che in mattinata entra in fabbrica, sale sul palchetto e usa il piglio allegro di sempre per strappare un sorriso. Poi, ad un certo punto, si lascia andare ai ricordi di casa. E il palchetto diventa occasione per portare in fabbrica la vita vera di un'altra fabbrica che – con pesanti tagli, cambiamenti, sconvolgimenti e proteste – è comunque ancora in piedi , oggi Fiat Chrysler Automobili.
E racconta:
Papà era operaio, mamma casalinga, abbiamo vissuto anche noi la cassa integrazione. Io ricordo quei giorni, quei giorni di cassa integrazione…E vedete, sono i dettagli che fanno la differenza per chi vive un momento di difficoltà.
Ricordo che quando mammà andava in salumeria il prosciutto crudo costava molto e nuje mangiavamo soltanto la spalla, la spalla di prosciutto cotto. I toast col prosciutto cotto…
La difficoltà di un paio di scarpe? Facevi tutto l'anno. E mica compravamo che so, le Superga. Andavamo in un negozio, ricordo ancora, si chiamava Musto e pareva Ikea, te le dovevi montare tu le scarpe… Io ero più grande delle scarpe che avevo al piede.
Quando veniva un amico a casa? Le case loro erano belle io dormivo con mia sorella avevo un divano letto che s'arapeva sotto ‘o lampadario. Avevo vergogna di fare entrare gente in casa, dicevo ai miei amici: studiamo sul pianerottolo che stiamo più freschi… Ebbene sono questi particolari che non conosce chi ci governa.
Però ricordo anche la bellezza della semplicità: andare in Calabria in vacanza quei pochi giorni, in quattro in macchina, finestrino aperto mammà che pigliava nu piezz ‘e pane e ce lo spartivamo. Eravamo felici e non lo sapevamo.