Al Parco Verde la droga come la “pizza a otto”: i rifornimenti si pagavano dopo una settimana
Tutti ricordano l'episodio di "L'Oro di Napoli" in cui Sofia Loren è una procace pizzaiola che distribuisce la pizza fritta "a oggi a otto", ovvero con una particolare offerta: mangi oggi, torni a pagare tra otto giorni. Un metodo che invogliava il cliente, ma che si basava anche sul presupposto della continuità del rapporto. Ecco, nel Parco Verde di Caivano succedeva una cosa del genere, ma con la droga: le piazze di spaccio potevano pagare il carico di droga anche una settimana dopo. Emerge dall'ordinanza che ha portato al blitz dei carabinieri eseguito all'alba di oggi, 1 ottobre: 50 arresti contro i Gallo-Angelino.
I rifornimenti di droga pagati al clan dopo una settimana
Secondo il collaboratore di giustizia Domenico Bervicato, Massimo Gallo, narcos del Parco Verde, "muoveva circa 25-30 chili di cocaina a settimana". Il clan poteva contare su un proprio laboratorio, dove la sostanza stupefacente veniva lavorata, ma soprattutto si era imposto come unico venditore per le piazze di spaccio del caseggiato popolare della cittadina del Napoletano: un flusso di denaro, insomma, continuo ed enorme.
In questo contesto si collocava "l'offerta" che il clan applicava ai clienti abituali, quindi ai gestori delle piazze di spaccio: il rifornimento subito, il pagamento dopo circa una settimana, in modo che si potessero usare anche i guadagni nel frattempo incassati. Se, però, non si riusciva a saldare nel tempo stabilito, la settimana successiva veniva applicata una maggiorazione. Questa modalità, rileva il gip nell'ordinanza, "appare particolarmente indicativa delle continuità dei rapporti economici tra le parti".
La droga dalla Calabria e dal Nord Italia
Gli stupefacenti che venivano spacciati nel Parco Verde, o rivenduti all'ingrosso ad altri gruppi criminali, arrivavano principalmente da due canali. Gli investigatori hanno ricostruito i rapporti del clan Gallo-Angelino coi fratelli Varacalli, trafficanti di stupefacenti di origine calabrese e operativi nel Nord Italia, e con fornitori calabresi vicini alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta.