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Agguato davanti alla cornetteria a Napoli, assolto il presunto killer di Antonio Bottone

È stato assolto per non aver commesso il fatto Enrico La Salvia, ritenuto affiliato al clan Sequino del Rione Sanità, accusato dell’agguato in cui morì il 28enne Antonio Bottone, nel 2016, davanti a una cornetteria ai Colli Aminei, a Napoli. Il giovane venne ucciso per errore: il reale obiettivo era l’amico Daniele Pandolfi, ras emergente del clan Vastarella, rimasto ferito.
A cura di Nico Falco
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Antonio Bottone
Antonio Bottone

Assolto per non avere commesso il fatto: si chiude così il processo di primo grado per Enrico La Salvia, 26 anni, detto "Zepechegno", secondo la Dda appartenente al clan Sequino del Rione Sanità, accusato di essere l'autore dell'agguato davanti alla cornetteria in cui fu ucciso per errore il 28enne Antonio Bottone e rimase ferito l'allora 21enne Daniele Pandolfi, quest'ultimo considerato ras emergente dei Vastarella e ritenuto reale obiettivo. La sentenza del gup Anna Tirone (17esima sezione) è arrivata dopo la replica del pm antimafia Urbano Mozzillo all'arringa difensiva dell'avvocato di La Salvia; il pm, che aveva chiesto l'ergastolo e una pena anche per il tentato omicidio di Landolfi, ha annunciato appello.

La Salvia era stato arrestato il 18 febbraio 2020 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare del gip di Napoli (su richiesta della Dda), gravemente indiziato, in concorso con altri, di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Il provvedimento era stato notificato in carcere, dove il giovane si trovava dal febbraio precedente, quando furono arrestati 32 affiliati al clan Sequino. Per le indagini sulla contrapposizione tra i Sequino e i Vastarella erano state determinanti le dichiarazioni di Daniele Pandolfi, che in quel periodo era recentemente diventato collaboratore di giustizia ed è stato tra i principali accusatori dell'allora 21enne.

Agguato davanti alla cornetteria a Napoli, un morto e un ferito

L'omicidio di Antonio Bottone risale al 2016, in quegli anni il Rione Sanità era il centro di diverse guerre di camorra: ad aprile di quell'anno c'era stata la Strage delle Fontanelle, inquadrata nello scontro tra i Vastarella e gli Esposito-Genidoni, e nel novembre precedente, quello del 2015, un gruppo di fuoco aveva ucciso il boss Pierino Esposito. L'agguato avvenne il 6 novembre 2016, Pandolfi e Bottone erano davanti a una cornetteria nella zona dei Colli Aminei. I killer entrarono in azione nonostante nelle vicinanze ci fosse anche un bambino di 12 anni, rimasto miracolosamente illeso. Pandolfi venne ferito, mentre Bottone fu raggiunto da un colpo di pistola calibro 7,65 alla testa.

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