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Agguato a Fuorigrotta, vittime e colpevoli si coprono a vicenda: “Era un tentativo di rapina”

In carcere due giovani legati al clan Troncone; il gip evidenzia il “risultato di un clima condiviso di incessante violenza ed omertà”.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Nessun agguato, soltanto un tentativo di rapina: è ciò che hanno ripetuto agli investigatori sia quelli che hanno premuto il grilletto, sia quelli che erano finiti nel mirino. Versione smentita dalle immagini e che, secondo gli inquirenti, è il "risultato di un clima condiviso di incessante violenza ed omertà". La vicenda è quella dell'agguato fallito in piazza San Vitale del 24 giugno, quando due giovani hanno incrociato due persone in sella a un altro scooter e hanno aperto il fuoco; il fermo nei loro confronti non è stato convalidato ma è stato disposto il carcere per entrambi.

L'agguato ripreso in video

Per quell'episodio sono finiti in manette Alessio Ferrara, nipote del capoclan Vitale Troncone, identificato come quello che ha sparato, e Manuel Marino, per gli investigatori alla guida dello scooter e anche lui vicino al gruppo di camorra di Fuorigrotta. Obiettivo, un appartenente alla famiglia Scodellaro, attiva nell'area di via Campegna, che da mesi è in contrasto coi Troncone per il controllo del quartiere.

La scena era stata ripresa dalla dash cam di un'automobile di passaggio e il video era stato consegnato agli investigatori. I due scooter si erano incrociati per caso in piazza San Vitale intorno alle 19. Il passeggero di uno di questi si era sollevato sul sedile e, restando in quella posizione per tre secondi, aveva puntato la pistola contro gli altri due e sparato. Mirando, sottolineano gli inquirenti, a parti vitali.

La versione della rapina

Proprio grazie al video i poliziotti della Squadra Mobile avevano identificato Marino e Ferrara, che avevano ammesso di essere stati loro ma, avevano spiegato, non c'era nessun collegamento con la camorra e nemmeno si trattava di un tentato omicidio: era stato un tentativo di rapina. Gli agenti avevano individuato anche l'obiettivo e la persona che era con lui, e anche in quelle circostanze si sono sentiti ripetere la stessa versione: una rapina, niente altro.

Marino e Ferrara, sottoposti a fermo il 6 luglio, erano stati condotti nel carcere di Secondigliano. Ieri il gip non ha convalidato il fermo ma ha disposto la detenzione per entrambi. Nell'ordinanza il giudice elenca gli elementi che rendono non credibile la versione della rapina, tra cui la posizione dei quattro e il fatto che il colpo fosse stato esploso prendendo la mira e verso parti vitali.

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