Agguato a Fuorigrotta, killer ripreso dalle telecamere. La sentenza di morte dai clan di Pianura
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Sei e trenta di domenica mattina, l’orario delle ultime briciole delle uscite del sabato sera, quello del cornetto e caffè prima di tornare a casa. I bar notturni di Fuorigrotta sono pieni di giovani, auto parcheggiate in seconda, in terza fila. E in una di queste ci sono Pasquale D’Anna, detto “Oino”, 34 anni, e Massimo Aragiusto, 40 anni. L’obiettivo è il primo. Probabilmente è stato “filato”, qualcuno ha segnalato la sua presenza al killer. O, semplicemente, sapevano che l’avrebbero trovato lì.
Il movente dell’omicidio di ieri mattina potrebbe essere legato proprio a contrasti relativi alle tangenti sulla vendita di droga e, di conseguenza, agli equilibri criminali di Pianura, dove diversi clan si contendono il predominio dopo lo smantellamento dei Marsicano-Esposito; oltre ai reduci del clan ci sono i rivali, i Carillo-Perfetto, e diversi gruppi di giovani più o meno autonomi. La sentenza di morte potrebbe essere stata la conseguenza del rifiuto di pagare il pizzo ad un vecchio clan ormai in disarmo, o ad un nuovo gruppo che potrebbe aver provato ad imporsi. O ad entrambi.
L’agguato all’alba di domenica mattina
Il killer avrebbe agito da solo, volto coperto. Si sarebbe affiancato all’automobile, in piazzale Tecchio, e avrebbe sparato. Tre, quattro colpi, verso D’Anna. Una pallottola ha centrato alla spalla Aragiusto: portato in ospedale, sarà dichiarato fuori pericolo di vita. Nello stesso ospedale San Paolo viene trasportato anche D’Anna, ma è gravissimo: muore poco dopo l’arrivo al Pronto Soccorso.
Primo intervento dei carabinieri, indagini che passano alla Polizia, alla Squadra Mobile. Ed emerge la figura di D’Anna: già noto alle forze dell’ordine, è coinvolto nel narcotraffico del vicino quartiere di Pianura. Il padre è stato arrestato nel novembre 2024, in un blitz che ha portato in manette diversi esponenti del clan Marsicano-Esposito. Ma, secondo gli investigatori, non è direttamente legato alla camorra. La sua piazza di spaccio è tra quelle “indipendenti”, che vengono taglieggiate dal clan in quel momento egemone nel quartiere.
La fuga del killer ripresa dalle telecamere
Dopo aver sparato, l’assassino si è diretto verso piazzale Tecchio ed è schizzato via verso Fuorigrotta. Ed è sparito: strade ancora sgombre, in pochi minuti può avere cambiato quartiere, raggiunto un nascondiglio, essersi disfatto dello scooter.
Ma la parte iniziale del percorso è coperta, copertissima da telecamere: oltre a quelle dei negozi c’è la videosorveglianza dello stadio Maradona. E la fuga sarebbe stata ripresa da diversi occhi elettronici.
Le estorsioni dal clan
Nell’ordinanza del novembre scorso gli inquirenti avevano ricostruito le estorsioni a Salvatore D’Anna, detto il “visionario”, padre di Pasquale. L’uomo, nel 2022, era stato più volte minacciato da giovani legati al clan Marsicano che pretendevano da lui denaro in cambio della “autorizzazione” a tenere aperta la piazza di spaccio.
In un caso gli erano stati chiesti 2mila euro subito e 3mila euro alla settimana. Emblematico il dialogo intercettato tra due esponenti del clan che, discutendo delle piazze di spaccio e dei soldi che i gestori avrebbero dovuto versare, ribadivano: “Adesso stiamo noi”.
L'agguato nella Galleria Laziale nel 2020
Pasquale D'Anna era già finito nel mirino nell'estate 2020, quando era stato ferito mentre, in scooter, percorreva la Galleria Laziale. Erano le 3.30 dell'8 agosto, il giovane era insieme ad un altro volto noto alle forze dell'ordine e ritenuto legato al clan della 44 del Rione Traiano, ovvero i Cutolo; i due erano stati feriti alle gambe. Nella circostanza D'Anna aveva raccontato di un tentativo di rapina del suo Rolex, circostanza che però non aveva mai del tutto convinto gli inquirenti.